Le pagelle di Torino-Napoli: Il Pipita come l’Angelo, Hamsik al millimetro. Jorginho è melodia, Reina e Callejon…

Reina 5,5: Il Torino si palesa raramente, ma il compito dell’estremo difensore di Cordoba è di trasfondere, nel caso, sicurezza a un reparto quasi mai in difficoltà. Smanaccia un tiro-cross facilmente gestibile e sul goal di Bruno Peres – condizionato dalla casualità della giocata, ma non può essere un’attenuante – ha le sue evidenti responsabilità.

Ghoulam 6: Tiene bene in fase di non possesso e riesce a proporsi, bene, foraggiando con i suoi spunti la catena mancina dove trova in Hamsik un riferimento importante.

Koulibaly 6,5: Belotti annichilito, dominio e prepotenza tutti appannaggio del centrale franco-senegalese. Si mostra in tutta la sua, ineccepibile, prepotenza. Toccato duro sembra poter mollare, non è così, in campo fino alla fine rubando ossigeno ed idee ai diretti avversari.

Albiol 6,5: Il giallo lampo gli costerà l’ultima uscita contro il Frosinone, in terra piemontese mantiene i toni di una stagione dove davvero di rado ha mollato la presa. Guida bene il reparto e dispensa fioretto e sciabola a seconda dei casi. Duro negli interventi, sicuro sui palloni alti, quando c’è da ridurre in poltiglia le matasse più intricate l’ex Real non ci pensa due volte.

Hysaj 6: Bruno Peres è avversario insidioso, forse l’osso più duro nella trasferta in terra granata. Per l’ex Empoli l’obbligo è badare agli spunti del collega verdeoro e provare, nel caso, qualche folata in avanti. Spinge poco, gli affanni non mancano, ma non demerita al termine della contesa.

Hamsik 7: Nelle gare casalinghe non aveva mai mancato l’appuntamento, lontano dal San Paolo troppo spesso in mostra – invece –  solo la sua pallida controfigura. Un colpo di spugna sulle prestazioni di Udine, Milano e Roma, all’Olimpico Grande Torino il capitano azzurro mette in campo il suo meglio ed il risultato è un dipinto, come i due assist che spianano la strada degli azzurri.

(Dall’81’ David Lopez sv.)

Jorginho 7: Schiena dritta, bacchetta ben salda tra le mani e via di sinfonia. Una melodia ammaliante. Precisione, coordinazione, tempi di gioco gestiti con personalità, la stessa profusa nel mordere le caviglie avversarie. Quando il suo radar scorge il corridoio più propizio, state certi che non mancherà la destinazione. La sapiente gestione del fraseggio, trovando lo spunto di Hamsik in occasione del raddoppio, la fotografia più appropriata a rispecchiare il dominio del regista ex Hellas nella zona nevralgica del campo.

Allan 7: Per almeno un’ora manda in tilt il contatore gps, trovargli una posizione precisa a metà campo è praticamente impossibile. Dove è richiesto il centrocampista carioca non fa mai mancare il proprio apporto, corsa a perdifiato, raddoppi e ripartenze. Una benedizione per gli equilibri dell’intero gruppo, soprattutto in un finale di gara tra paure e debito di ossigeno. Talvolta impreciso nel dettare il passaggio, giusto per spaccare in tre il capello, ma chiedere di più non sarebbe eccesso di zelo. Eresia, ecco.

Insigne 5,5: La prima mezz’ora è su livelli importanti, c’è la sua impronta su entrambe le reti – anche se non un apporto, se vogliamo, decisivo – poi finisce per vanificare il tutto finendo per perdersi, un’abitudine ultimamente, nella ricerca della giocata. Capitolo a parte la ricerca del guizzo sotto rete, il goal da azione manca dal gollonzo contro il Milan. In fase di non possesso dalle sue parti giostra un certo Bruno Peres e non sempre riesce a garantire il giusto supporto.

(Dal 73′ Mertens sv)

Callejon 6,5: Impagabile, aggettivo forse abusato per l’ala di Motril ma quanto mai appropriato, cucito come quel 7 sulle sue spalle. La gara è di quelle da non sbagliare, lui non tradisce, anzi, difende, si spende. E colpisce. Un gancio rapido e preciso sull’incontro, come il suo movimento in linea a raccogliere il tocco al millimetro di Hamsik.

(Dall’82 El Kaddouri sv.)

Higuain 7,5: Pochi minuti per eguagliare Angelillo, mai nessuno sui ritmi dell’angelo dalla faccia sporca nel calcio moderno. Assist troppo invitante tra le maglie, stranamente, morbide della linea a tre di Ventura e destro secco, radente il montante, sul quale Padelli può poco. Centro di gravità di un Napoli che indossa il vestito d’occasione, di quelle da mordere ed assaporare. Quando punta la porta avversaria è quanto di più vicino ad una sentenza, il suo interno destro che si stampa sul palo è cineteca strappata a quest’annata meravigliosa.

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