Dalla forza delle idee alla mancanza totale di spunti: quanto è brutto perdere così?

Quanto può far male una sconfitta? A volte troppo, si sa. Il calcio è passione, quasi viscerale. Se poi si tifa Napoli, moltiplicate all’infinito la delusione, il dispiacere, spesso e volentieri pure le lacrime. È successo a San Siro, ancora una volta, dopo Udine. Una brutta sconfitta che frena il Napoli, blocca l’entusiasmo, interrompe la caccia alla Juventus. Da cacciatore a preda, con la Roma a meno sei pronta ad azzannare ed una Juve chiamata alla fuga. Ma, da San Siro, come ne esce il Napoli? 

Dal punto di vista della classifica non male: il secondo posto, che significa Champions diretta, è ancora azzurro. Lo scontro diretto con la Roma è ad un passo, i punti di distacco al momento sono sei. I giallorossi giocano oggi, ma il Napoli può dormire, per ora sonni tranquilli perché i conti, alla fine, si faranno il venticinque aprile prossimo all’Olimpico: è lì che probabilmente si deciderà, in via definita, la stagione azzurra. Dal punto di vista del gioco, invece, la sconfitta brucia un po’ perché, forse come non mai in stagione, al Napoli è mancato il suo punto in più: la forza delle idee, le stesse che hanno sempre fatto la differenza, spostando più volte gli equilibri di una intera partita. Il gioco del Napoli, a Milano, è stato vanificato. Tanto, tantissimo possesso: sterile, non concretizzato. Poche occasioni, ridotte praticamente all’osso. Tiri da fuori, imprecisione, sbandamento totale. Un fraseggio continuo ed inconcludente messo a dura prova dalla fisicità e dalla concretezza dei ragazzi di Mancini.

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La forza delle idee vincenti venuta meno: sia chiaro, ci sta. Perché è umanamente impensabile che una squadra le vinca tutte sottomettendo gli avversari costantemente ed esprimendo gioco spumeggiante per tutti i novanta minuti in ogni gara ma, in assenza delle solite condizioni, è necessario trovare delle alternative che questa Inter, ieri sera, ha messo in campo soggiogando l’avversario costretto, il più delle volte, a soffrire e subire. Meno gioco, ma più cinismo: al Napoli è mancato. Meno passaggi, meno possesso, più concreti ed efficaci: al Napoli non è successo. Meno giri insomma perché perdere così, per questa squadra, è oggettivamente brutto, soprattutto a questo punto della stagione e soprattutto considerando i valori in campo: il Napoli aveva qualità e quantità, l’Inter più la seconda ed ha trovato in essa la chiave vincente. La forza delle idee è crollata, il Napoli non ha trovato spunti, nemmeno uno: impatto duro, doccia gelida per Gabbiadini e compagni. E Sarri lo sa: questo Napoli ha giocato al di sotto delle sue possibilità, con meno testa e con troppa poca gamba. Peserà anche, è bene dirlo, quell’errore arbitrale a quattro minuti dall’inizio ma la partita praticamente non ha mai visto un guizzo che potesse far pensare ad un cambio di tendenza. Chissà cosa avrebbe detto il tecnico in conferenza, peccato per il silenzio stampa. Ma, in fondo, ci piace pensare che sia incazzato nero con se stesso e con i suoi: il suo Napoli non è, non può essere questo. 

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