Che l’Inter sia un esempio: vietato non crederci, la Juve è vulnerabile e può essere sconfitta

Il calcio è bello perché imprevedibile. Un risultato non è mai scontato, una vittoria non è mai certa. Se lo ricorderà la Juventus, sconfitta a San Siro contro l’Inter per 3-0 ma ugualmente in finale dopo i calci di rigore. Infallibili, dal dischetto però. 

I nerazzurri hanno dato l’anima per riscattare la doppia sconfitta nelle ultime settimane contro la Vecchia Signora, sia in Tim Cup sia in campionato. Ma quel che più conta è che l’Inter, questa sera, deve essere un esempio: la Juve è umana, vulnerabile e, soprattutto, può essere sconfitta, in una gara secca e, perché no, alla lunga anche in campionato.

Si possono avere in squadra calciatori eccellenti e ricambi all’altezza, ma la differenza la fanno il cuore e le gambe. Si può essere reduci da quattro scudetti consecutivi e non per questo si è i più forti, a prescindere. L’Inter dimostra una cosa: cuore e follia possono ribaltare qualsiasi risultato e qualsiasi pronostico. Chi avrebbe puntato sui nerazzurri, nella gara di ritorno? Probabilmente nessuno eppure i ragazzi di Mancini hanno ribaltato il risultato e impaurito la Juve, costretta a rincorrere, come poche volte in questa stagione. Il Napoli a maggior ragione deve crederci, perché l’impresa è possibile anche contro una squadra che ha infranto record su record e che ha tenuto, ed è bene sottolinearlo, testa alla corazzata Bayern Monaco. Questa Juve è battibile, si può superare ma per farlo non si dovrà più commettere uno sbaglio, né mentale né tattico: si dovrà essere perfettamente lucidi e consapevoli che non si tratta di una cosa impossibile.

Allegri ha cambiato qualcosa ma la sua panchina, quella dei ricambi giusti e pronti, ha tradito le aspettative ed ha dimostrato che la perfezione non esiste, nemmeno dalle parti di Torino, all’ombra della Mole. Il che è anche, fisicamente parlando, una cosa normale. La Juventus, come il Napoli, ha corso finora come un treno, senza fermarsi male. Un pizzico di lucidità viene meno, il mese prossimo, quello di aprile, sarà decisivo per sferrare gli attacchi decisivi e per arrivare a maggio, sul filo del rasoio, per coronare il sogno. Perché la Juve non gioca meglio del Napoli, può cadere e, soprattutto, la differenza tra le due squadre finora è in una sola variante: una deviazione di Raul Albiol a tre minuti dalla fine, il tredici febbraio allo Stadium. Ma non era finita quel giorno, non è finita ora. Il Napoli deve crederci. Anche gli azzurri possono battere la Juve, ma stavolta per cucirsi addosso il tricolore. 

GENNARO DONNARUMMA

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