Non è una crisi, solo un momento: ma il Napoli si è “perso” in tre precisi punti

Di tanto in tanto va così: che crei, ti danni, giochi al meglio. Però perdi e ti fai male. È capitato due volte nel giro di cinque giorni al Napoli, fino a quel momento pullulante di speranze e di buone intenzioni. È infatti arrivata la seconda beffa negli ultimi minuti, ed è giunta in un lasso di tempo ancora poco tollerabile per i cuori più impavidi.
Gli azzurri stanno vivendo la settimana più difficile dell’era Sarri: sono stati scavalcati dalla Juventus in classifica, e poi in Europa League ora c’è questo Villarreal che inizia a farsi seriamente temere. Servirà riprendersi, radunarsi e rinvigorirsi. Ecco, prefisso decisamente indicativo: sono tutte proprietà già viste dalle parti di Castel Volturno. E neanche troppo tempo fa.

CENTIMETRI – Cos’è cambiato essenzialmente? La ruota ha fatto il suo corso: ha girato, e ancora girato, e sempre rigirato. L’azzurro vivo e fortunato s’è trasformato in un colore sbiadito e incazzato, forse pure in lotta coi piani alti. Il giocattolo non s’è rotto, però. Anzi: è ancora lì a rubare scena e spettacolo al prossimo. Ma qualcosa sì, qualcosa è andato storto. E ciò che più preoccupa è la continua ricerca di somiglianze tra Madrigal e Stadium: vuoi vedere che sotto sotto non c’è differenza? Una similitudine, del resto, è palese: si chiama sfortuna. Ancora un’azione nata da un’ingenuità, ancora una punizione troppo severa. Ancora un Napoli che però ha mollato nel finale. Eccola, probabilmente, una prima e cocente spiegazione.

PIPITA-DIPENDENZA – Un’altra la si ritrova facilmente nei numeri: ma non è il banalissimo “se Higuain non segna, allora il Napoli non gira”. Lo dicono le statistiche: sarebbe da ipocriti sostenere questo principio di farsa. In ogni caso, una piccolissima parte di ragione potrebbe averla: non nei gol, ma nella stretta connessione tra il Pipita e la squadra. Non è un caso che le ultime uscite – decisamente poco felici – dell’argentino siano andate di pari passo con l’atteggiamento della squadra. E non è un caso neanche il cambio d’atteggiamento dell’attaccante: meno comprensivo nei confronti dei compagni, più leader, poco incline a perdonare passi falsi. Sente profumo di qualcosa d’importante: non vuole perderlo.

CERCASI MAREK – Per un Higuain a dir poco affamato, c’è paradossalmente un Marek Hamsik in rampa di lancio per un salto indietro. È lo slovacco, l’incognita maggiore delle ultime trasferte: non punge, non crea, non s’inserisce. Potrebbe innescare la bomba ad orologeria lì in avanti, potrebbe farlo con una folata, una ripartenza delle sue. E invece niente: cincischia in mezzo, non risultando mai pericoloso. Forse era stanco per il mancato turnover. O forse erano semplicemente gli strascichi di Torino. La fortuna, una dipendenza da Pipita e Hamsik in versione ‘Chi l’ha visto?!’: tocca ripartire da qui. Che di tanto in tanto va così, è vero. Ma non chiamatela “crisi”: è solo un momento. Come tutti i momenti, finirà per passare.

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Cristiano Corbo

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