Napoli e Leicester, distanti, diverse, ma così vicine. Inseguendo un sogno. E se il 13 febbraio…

Fiumi di milioni, fatturati monstre, numeri e giocate di fuoriclasse strapagati, con annesso spettacolo garantito. Il mondo del calcio è questo, ma non solo, e l’altra faccia della medaglia è scolpita in una sola parola, cinque lettere, sogno. Un bambino che tira calci ad un pallone, un gruppo compatto che contro ogni pronostico corre, spedito, verso un’impresa. L’impronta è la stessa, variano solo le sfaccettature, raggiungere l’inimmaginabile, superando i propri limiti.

Premier. Circa 2243 chilometri, tanta la distanza che separa il Golfo di Napoli da Leicester. Città distanti, diverse, ma dedite a cullare una meravigliosa ambizione. Neanche lontanamente accennabile qualche mese fa. Programmi societari differenti, come ovvio, che separano una società che da anni è una costante nel panorama europeo ed squadra l’anno scorso matricola in Premier League, ma il risultato è identico, cavalcando l’onda di un entusiasmo trascinante, incontenibile, il vero vento in poppa quando si è chiamati a veleggiare verso floridi orizzonti, oltre ogni ostacolo. Il tonfo del Manchester City all’Etihad contro il gruppo di Ranieri è di quelli che risuonano a lungo, la caduta di un gigante costruito a suon di petroldollari – convertiti in sterline – contro un gruppo coeso e colmo di qualità, diretto a meraviglia da Claudio Ranieri. Ennesima conferma da mettere all’indice a chi per mesi nei Foxes ha visto la classica meteora destinata a spegnersi, inesorabilmente, con lo scorrere delle giornate. La doppietta di Huth e lo squillo del talentuoso algerino classe ’91 Mahrez ad ammutolire il pubblico dei Citizens, lasciando a bocca aperta l’intera terra d’Albione. Davide che colpisce, con immensa precisione, Golia, il Cheshire come la Valle di Elah. Sei punti di vantaggio sulla seconda, proprio il gruppo di Pellegrini, l’incontenibile Jamie Vardy trascinatore e capocannoniere del campionato, difesa all’italiana e intensità british, tutto ad avvalorare come dopo 25 giornate quella vetta non sia un caso, che pensare in grande non è più utopia, è lecito, doveroso.

Serie A. Anche in Riva al Golfo si sogna, eccome, non potrebbe essere altrimenti. La rivoluzione dal basso costruita da Maurizio Sarri ha portato alla costruzione di una macchina perfetta, o quasi, record superati e bissati, in Italia come in Europa. Una vetta riconquistata dopo un quarto di secolo con indubbio merito, tenendo a distanza la Juventus dei record, dei quattro scudetti consecutivi con il quinto nel mirino, ancora a ricercare il gradino più alto del podio nonostante le tredici vittorie consecutive. La media perfetta di Higuain, la doppia-doppia, unico in Europa, di Insigne, l’intelligenza tattica e le qualità fisiche di Josè Callejon. La personalità, la qualità ed il piglio da leader di Hamsik e così la crescita di Koulibaly, Jorginho, la rinascita di Albiol, le spalle larghe ed il carisma di Pepe Reina. Tutti interpreti dello splendido collettivo azzurro, tutti personaggi di una favola il cui lieto fine va ancora solo sussurrato. Se il gruppo di Ranieri ha, proprio oggi, schiantato a domicilio la più diretta concorrente, l’appuntamento con il destino per gli azzurri non è poi così distante. Il 13 febbraio allo Stadium il momento della verità, non una sfida da dentro/fuori, ma un esame probante in grado di indirizzare una stagione da ricordare. Sogna, meritamente, il Leicester, ad occhi spalancati. Vuole, deve crederci, anche il gruppo azzurro. La forza delle idee, la classe di campioni corroborati a dovere dal lavoro tattico e mentale del proprio tecnico contro un gigante del calcio europeo, vice campione d’Europa, a distanza siderale come fatturato, esperienza ed ampiezza della rosa. Ma la sfida dell’Etihad insegna come le pieghe della storia possano intraprendere percorsi difficili anche solo da azzardare e allora non resta che attendere, inseguendo un sogno, prima il Carpi, poi i bianconeri, senza mollare di un centimetro.

Edoardo Brancaccio

 

 

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