Prime luci di febbraio: mercato alle spalle, il dado è tratto

Stop, fine delle trasmissioni. L’epilogo della sessione invernale di mercato non ha lasciato strali bizzosi, ultimi istanti al cardiopalma. Un calciomercato low profile, a tutti i livelli, senza follie e corse al colpo ad effetto. Questo il mantra del calcio italiano, soldi pochi, maggiori le idee, e non per tutti, lavoro d’ingegno per trovare il chiavistello giusto in grado di spalancare le porte del presente e del prossimo futuro. Così per il Napoli, che dopo iniziali proclami presidenziali ha gradualmente smussato ambizioni e pretese, fino a scorgere una linea societaria chiara, limpida come acqua sorgiva.

Programmazione ed equilibrio. Si poteva osare? Certo. E così è stato, ma solo a mezz’aria, fino a metà strada. Quello di gennaio è un mercato particolare, difficile auspicarsi che club come Valencia, Porto, Bayer Leverkusen si privino di elementi importanti della propria rosa a stagione in corso, a meno dell’imponderabile – non proprio nelle corde di De Laurentiis – messo nero su bianco. Il parallelismo è lì ad un passo, basti guardare all’importante offerta a sei zeri, oltre i 25 mln, pervenuta dalle stanze della Volkswagen in direzione Castel Volturno con Manolo Gabbiadini oggetto del desiderio. Prontamente rispedita al mittente, s’intende, in vista di una stagione da brividi tremendamente suggestivi. Inutile spendere per spendere, preservando gli equilibri di un gruppo che dispensa calcio d’altissimo respiro settimanalmente, l’input arrivato direttamente da Cristiano Giuntoli: un centrocampista di sicuro avvenire, Grassi ed un difensore duttile, già svezzato ai metodi di Sarri e dai margini di crescita – classe 1990 – come Vasco Regini. Spesa complessiva sui 10 mln, compreso il riscatto del difensore romagnolo, destinata ad aumentare leggermente in ottica bonus. Questo l’immediato, unito ad un alacre lavoro in uscita.  Poi spazio al futuro prossimo, tra ami gettati e abboccamenti per nulla celati, con la tela del diesse azzurro sempre più estesa e quell’impressione, solidissima, di una programmazione d’ampissimo respiro finalmente realtà, anche in casa azzurra.

Alea iacta est. Un confine tangibile, il primo di febbraio. Nessun salvagente a disposizione, con l’obbligo di nuotare ad ampie bracciate verso due approdi da sogno. Il campo è giudice intransigente, Cassazione a sentenziare, in maniera ineluttabile, sulle scelte societarie. Gli ostacoli, certo, non mancheranno, a partire dalla gara sempre insidiosa dell’Olimpico contro la Lazio. Prima tappa in un mese che, giocoforza, rappresenterà il primo importantissimo – ma non decisivo – crocevia stagionale. In serie le sfide al Carpi, Milan e Fiorentina, nel mezzo il titanico scontro dello Stadium contro la Juventus e la doppia sfida al Villarreal nei sedicesimi di Europa League. Sette gare in ventisei giorni. Ritmi da perdere il fiato, vera e propria prova del nove per Maurizio Sarri al confronto più probante con il doppio impegno, dopo l’ottimo approccio nel girone europeo. La turnazione che diviene esigenza, superando ritrosie e abitudini incardinate in anni di carriera.

Scalpitano. Inutile citare Vlad Chiriches e Dries Mertens, titolari a tutti gli effetti, interpreti forti di esperienza internazionale e affidabilità certificata sul campo. Alle loro spalle un gruppo da esaltare al meglio, concedendo chance e minuti, l’unico modo per arrivare vivi alla spiaggia, riprendendo un leit motiv caro ad una vecchia conoscenza della panchina azzurra. Contro i biancocelesti, con ogni probabilità sarà il momento di Christian Maggio13 presenze e 843 minuti giocati – e David Lopez, 16 apparizioni e 1058 minuti a disposizione per lo spagnolo, il più affidabile nell’ultima uscita contro l’Inter in Coppa Italia; chiamati a sostituire gli squalificati Allan e Hysaj. Poi in serie gli azzurri a reclamare spazio, guardingo lungo l’out mancino staziona Ivan Strinic, con a referto 8 presenze e 546′ di campo dopo aver gradualmente conquistato la fiducia del tecnico. Alle spalle di un Jorginho semplicemente perfetto l’ombra di Mirko Valdifiori, 998 minuti in 12 presenze con due assist all’attivo, senza dimenticare Nathaniel Chalobah, pronto ad esprimere tutto il proprio potenziale dopo sei mesi d’apprendistato conditi da sei presenze ed un goal in 214′ giocati. In avanti estro e talento tutti da sfruttare, da Omar El Kaddouridue goal e sei assist in 600′ a Gabbiadini, chiamato – dopo il fastidioso infortunio – a ritrovare pienamente se stesso, conquistando spazio, minuti e spiragli di titolarità, scacciando fantasmi di mercato. Ad ora sei goal e due assist in 595′, ancora poco per uno dei talenti più puri del calcio italiano, un giocatore che solo l’anno scorso rompeva il muro delle 20 realizzazioni. Fiducia al gruppo, abbinato ai due nuovi innesti, del resto il tecnico è sempre stato sibilino in merito: “Io sono contento di quello che ho e mi diverto a vederli anche in allenamento. Li terrei tutti e non prenderei nessuno, è un gruppo che stimola a volerli vedere crescere. Mettere Chalobah mi ha dato una soddisfazione importante. Sarò uno degli ultimi romantici, ma il mercato l’abolieri”. Il mercato è chiuso, il Rubicone è stato varcato, ora tocca al condottiero azzurro, faber fortunae suae.

Edoardo Brancaccio

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