INCHIESTA FUORIGIOCO – Tutto partì da una telefonata di Lavezzi. E sulle possibili conseguenze…

L’edizione odierna della Gazzetta dello Sport ricostruisce gli episodi che hanno portato all’inchiesta Fuorigioco, ennesima pagina triste per il calcio italiano. La rosea riporta  i fatti salienti di un’inchiesta, purtroppo, destinata a far parlare ancora molto, in Italia ed in tutta Europa.

Il tutto sarebbe partito da una telefonata dell’allora calciatore del Napoli Ezequiel Lavezzial suo procuratore Alejandro Mazzoni: il Pocho parlava di un conto bancario da aprire in Svizzera a nome di Chavez, allora anch’egli tesserato del Napoli. La Procura, che già indagava su furti ai danni dei calciatori azzurri, diede il via alle indagini che, dal 2012, hanno portato ieri i propri frutti.

Figura centrale di questo “sistema” è il procuratore, l’agente dei calciatori, il quale durante una trattativa o un adeguamento di contratto diventava addirittura consulente di mercato del club. Il tutto messo nero su bianco su un modello della FIGC da consegnare in lega. Tutto regolare? Nemmeno per sogno. Infatti i procuratori potevano simulare di fare l’interesse esclusivo del club, mentre invece facevano quello dei loro assistiti. I club potevano scaricare il costo delle tasse, mentre il calciatore non doveva saldare il consulente né pagare un fisco elevato, non dichiarando i benefit ricevuti dal club.

Cosa rischiano i club, invece? Per i club coinvolti si tratta di “operazioni legali”, mentre per i pm di reati tributari nei confronti dello Stato.
Quanto raccolto dovrebbe presto finire sulla scrivania del procuratore federale Stefano Palazzi il quale, con ogni probabilità, aprirà un’indagine per bloccare la prescrizione. Potrebbe venir a galla il reato di illecito amministrativo che porterebbe a penalizzazioni per le società, nella prossima stagione. “I procuratori rischiano lunghe squalifiche, i calciatori solo multe” – conclude la Gazzetta.

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