Dal Torino al Torino. Tra passato e presente Valdifiori è chiamato a giocarsi il tutto per tutto

Corsi e ricorsi storici, perché il passato ritorna e guardando negli occhi ciò che non è stato si può, si deve, cesellare il proprio presente, tracciare il proprio futuro. Una considerazione che, molto da vicino, riguarda Mirko Valdifiori, cervello pensante dell’Empoli di Maurizio Sarri, miglior regista dello scorso campionato, con l’azzurro conquistato e cucito sulla pelle in estate.

La realtà. Mai auspicarsi un percorso in dicesa, anche dopo aver conquistato prima la Nazionale e poi Napoli dopo anni di gavetta. Le difficoltà sono sempre dietro l’angolo e per il classe ’86 romagnolo si sono materializzate in un impatto tutt’altro che positivo. Poca condizione nelle gambe, ancora meno la lucidità di pensiero e impostazione, tutte le doti del metronomo azzurro che svaniscono in un inizio stagione difficile, con un gruppo ancora in fase di costruzione. Impalpabile contro Sassuolo, Sampdoria ed Empoli, con il fiato di un rinato Jorginho sul collo, ecco la nuova veste da titolare di coppa, dove in Europa League e Coppa Italia, è gradualmente cresciuto, garantendo prestazioni sempre più convincenti. Tocco preciso e predisposizione costante alla giocata imprevedibile in verticale, il ventinovenne di Lugo di Romagna offre caratteristiche uniche in rosa, tutte ben note al tecnico partenopeo.

Il banco di prova. “Non escludo cambiamenti nell’undici titolare in futuro”. Una chiosa sibillina quella di Sarri alla vigilia della sfida di Bergamo contro l’Atalanta, rintuzzato sulla condizione e sulle prestazioni di Mertens e dello stesso Valdifiori. Ed ecco che dall’Atleti Azzurri d’Italia arriva l’opportunità, quell’ingenuo doppio giallo che terrà fuori Jorginho dalla contesa contro il Torino nel posticipo del 6 gennaio. Proprio il Toro, il club che con maggior convinzione aveva puntato su Valdifiori nella sessione estiva di mercato. Contatti approfonditi con l’agente del giocatore, una piazza gradita in cui proseguire il proprio percorso, tutto prima – ovviamente – del blitz che avrebbe tinto il suo futuro d’azzurro vivo. Un interesse mai realmente scemato, ma puntualmente rispedito al mittente, forte dell’importanza e della fiducia sempre riposta nel proprio numero 6 da dirigenza e tecnico. Tutto nei suoi piedi, adesso, senza possibilità di ulteriore appello, sciorinando tutte le proprie doti e migliorando, sensibilmente, il proprio apporto in fase di non possesso. Equilibrio, prima di tutto, la qualità che il tecnico maggiormente ricerca dal proprio frangiflutti a metà campo, un metronomo in grado di gestire il fraseggio ed al contempo essere il primo, vero, riferimento in fase di non possesso per vie centrali. Palla a Valdifiori, dunque, la prova del nove è ormai alle porte.

Edoardo Brancaccio

 

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