Insigne e Mertens, un gesto e mille significati: ma l’accezione è positiva, così come l’atteggiamento

Premessa: le statue son fatte per i musei. Di certo, non per i campi da calcio. È che lì si suda, si gioca ed a seconda di come va a finire, si vince o perde. Ma di più, più di ogni altra cosa, ci si emoziona: nel bene, nel male. E accade pure nella strana via di mezzo che chiamano ‘pari’. Che nel calcio però è una delle tante armi a doppio taglio, perché coi sentimenti non si pareggia mai: sarebbe come contenerli, opprimerli. Rinchiuderli nel vaso del quieto vivere. Lorenzo Insigne e Dries Mertens, domenica l’hanno scoperchiato. Chi per un motivo, chi per un altro.

IL GESTO – Un urlo liberatorio, uno sguardo eloquente. L’atteggiamento da guascone dello scugnizzo ha tuttavia minato tante cose: la serenità del gruppo, il suo momento d’oro. Un po’, anche la presa di Sarri su di lui: perché più di tanti, l’attuale allenatore aveva dato prova di una netta connessione con il ventiquattro. Basti pensare ad entrambi i moduli con cui gli azzurri hanno avviato quest’esaltante stagione: un Napoli prima incentrato sul trequartista, poi sugli esterni. In entrambi i casi, a lui l’arduo compito di viaggiare tra le linee. E spesso, la possibilità di deciderla.

SCONTENTI – Chance diminuite di conseguenza per Mertens: da prima scelta di Benitez, a riserva di lusso con Sarri. Ad oggi, quattro gol in dieci partite. Ma soprattutto: una rete ogni 110′. C’è da sfidare chiunque a non “lamentarsi”. Perché fondamentalmente si tratta di questo: di una sottile ribellione. Di alzare la voce, anche solo per un misero istante. Uno di quelli però dettati dalle emozioni: di una sostituzione che ritieni “immeritata”, dell’ennesima dimostrazione pratica di non essere secondi a nessuno. Ma non per sovvertire la sacralità dello spogliatoio, tantomeno per imporsi: solo per farsi sentire. Una volta di più. Ognuno con le proprie ragioni.

ATTEGGIAMENTO – Ogni piccola scossa, anche se d’entità minima, porta con sé una sorta di paura recondita in ogni addetto ai lavori. Stavolta, la solidità del Napoli, di questo Napoli, ha prosciugato una possibile crisi interna in un’unica parola: atteggiamento. Tra i paradossi del calcio, è risultato difatti positivo, mandando al diavolo la rigidità dei regolamenti interni (comunque rispettati, Giuntoli farà pagare loro una piccola multa) e l’intoccabile linea di contatto tra giocatori ed allenatore. Del resto, De Laurentiis non è mai banale. Soprattutto quando parla della sua creatura, ancor di più quando si scaglia contro certi “canoni”. “Ho detto di non punirli, a me fa piacere questa reazione – ha fatto sapere – Ciò dimostra attaccamento alla maglia e voglia di giocare”. Da queste parti, più rare delle sette vittorie di fila. E allora, ben vengano le reazioni a caldo. Perché per troppo tempo, anche il coraggio è rimasto nel vaso del quieto vivere. Lorenzo Insigne e Dries Mertens, ora, ne avranno un altro da scoperchiare. Col solito carico di emozioni.

Cristiano Corbo
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