“I’m happy”. Felicità e rabbia, due facce della stessa medaglia

Chiedimi se sono felice. O meglio guardami negli occhi e troverai la tua risposta. Perchè la felicità è un brivido di benessere dettato da ciò che ci accade intorno. E per noi amanti di un prato verde, a discriminare lo stato d’animo di un’intera settimana ci pensano un pallone e undici maglie azzurre. Ma la felicità è un valore assoluto. A volte saperla inseguire invece di attenderla seduti al parco può dare una svolta alla tua giornata. E a quella degli altri. E’ quanto sta accadendo ai calciatori del Napoli.

I musi lunghi e la svogliatezza diffusa sembrano un lontano ricordo. Questo è innanzitutto un gruppo che si diverte, altrimenti sarebbe impossibile divertire. L’affiatamento e la spensieratezza sono anche, ma non solo, nella foto postata oggi da Pepe Reina su Twitter: un cerchio di burloni (lo stesso portiere, Hamsik, Callejon e Higuain) a prendersi gioco del povero Allan “dormiente” in autobus. Un aspetto goliardico ma paradossalmente profondo che va a descrivere l’umore dello spogliatoio.

Non solo questo, dicevamo. Ogni tassello del puzzle azzurro è tornato al suo posto. Ogni tassello si sente indispensabile all’interno del quadro finale. Le parole di Hamsik sul suo ruolo, il rendimento sorprendente di Jorginho, l’esplosione (speriamo) definitiva di Koulibaly sono alcune delle gemme del giardino di Sarri. Tutto ruota intorno alla disponibilità e al sacrificio. Il singolo gioca al servizo degli altri, nessuno si nasconde, c’è sempre uno sbocco per favorire il compagno. Il mister di Bagnoli ha responsabilizzato Higuain fin dalla prima conferenza stampa, facendolo sentire per la prima volta la nostra unica pepita d’oro. E Gonzalo risponde a suon di gol, come più o meno ha sempre fatto, ma mai andando a sradicare la sfera dai piedi del centrocampista di turno per trascinarla fino in rete.

Un atteggiamento ottimista e propositivo incrementa altresì la convinzione nei propri mezzi. Quella che scimmietta la scaramanzia e si pone degli obiettivi, pur tenendo i piedi ben piantati al suolo. Non si crolla più al primo episodio negativo. Ora, finalmente, si reagisce. La mazzata del gol di Kalinic ad un quarto d’ora dalla fine, tra l’altro nel miglior momento dei partenopei, poteva essere un proiettile in piena fronte. E invece questa squadra non si dà per vinta, sa che fino alla fine ha le qualità per spuntarla. In questo processo entra in gioco la rabbia negli occhi di ogni atleta, quella stramaledetta fame che in tutti questi anni è stata imparagonabile a quella della vincente Juventus. Se questa voglia di non abbattersi mai, questa “cazzimma” che spinge Allan a mordere le caviglie dei difensori avversari al 94’, se questa cattiveria agonistica non verrà meno, allora nulla può considerarsi precluso.

Felicità e rabbia. Quegli opposti che si attraggono. E a volte si confondono. Sì, però, cercando sempre di non sfociare nell’insofferenza. Come sta accadendo a Manolo Gabbiadini, un patrimonio da salvaguardare senza farsi distrarre dall’euforia. Lui certo non si sta aiutando, così come non lo aiuta la presenza irrinunciabile tra i titolari di Josè Callejon, fondamentale per l’equilibrio azzurro ben oltre i soliti gol sbranati. Sarri è stato geniale nel ridare linfa ad un organico valido ma spento, gli si chiede solo di non accantonare il talento bergamasco. Tornerà utilissimo alla nostra causa. E soprattutto preserverà l’allenatore dalla scontatissima aggressione delle malelingue al primo passo falso del suo giocattolo così brillantemente gestito finora.

Lazio, Juventus, Milan, Fiorentina. Una scorpacciata di vittorie esilaranti e convincenti contro possibili concorrenti. Da domenica, invece, partirà la vera mission del Napoli: non ridimensionarsi con le piccole. Un’eterna chimera che ora sembra improvvisamente raggiungibile. Concentrazione ai massimi livelli e non lasciare nulla al caso. I tre punti di Verona valgono quanto quelli di Milano. Anzi, a dirla tutta, nella città di Giulietta sarebbero ancora più saporiti.

Ivan De Vita

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