Grinta, carattere e qualità. Si carica i compagni sulle spalle fino al trionfo. Il migliore in campo per SpazioNapoli è…

Soffrire, resistere, lottare, trionfare. Quattro cardini che si issano, altissimi, sul cielo azzurro. Un inferno sugli spalti, come da esplicita richiesta del tecnico, un paradiso a fine gara per gli uomini di Sarri e per il pubblico del San Paolo. Al tappeto un’ottima Fiorentina, guidata da un tecnico, Paulo Sousa, in grado di dispensare un calcio arioso, dai ritmi forsennati, con granitica applicazione nella fase di gioco senza palla come in quella di palleggio. Una vera e propria ventata d’aria fresca per l’intera Serie A costretta però ad abdicare, da capolista, al cospetto dell’undici del tecnico ex Empoli, che non ha mai mollato di un centimetro, neanche nelle fasi più complesse dell’incontro.

Guardia alta. Sempre più convincente la retroguardia, il bottino di 2 sole reti subite nelle ultime 7 gare, resta sontuoso. Rendimento che nasce dalla forza, dalla gamba e dal nerbo dei due esterni, Hysaj e Ghoulam, ormai una vera e propria certezza. Un esame probante, contro interpreti del calibro di Marcos Alonso e Blaszczykowski, superato a pieni voti. Insicurezza, per il classe ’94 albanese, palesata esclusivamente in occasione del momentaneo pareggio di Kalinic dove perde il passo giusto. Indecisione da dividere con Kalidou Koulibaly, colpevolmente in ritardo sul suo diretto avversario. Unico errore per il franco-senegalese, per la rabbia di Sarri, a appannare, leggermente, una gara sontuosa. Un fardello per Kalinic e compagni, chiunque si pari davanti al difensore ex Genk è costretto a capitolare mestamente. Perentorio e preciso negli anticipi, una roccia quando decide di temporeggiare nei tempi d’intervento, rapidità che si abbina ad una velocità che ne fa un interprete difficile da ricercare altrove nel suo ruolo, ad eccezione degli ormai celebri “cinque minuti di…” di sarriana memoria.

Sciabola e fosforo. Una battaglia, dicevamo. Questo hanno rappresentato i novanta minuti del San Paolo, vissuta, in particolar modo, nella zona nevralgica del campo. Centrocampo azzurro che ha un trascinatore indiscusso, un lottatore dai piedi educati e i polmoni d’acciaio. La più piacevole sorpresa di questa prima fase della stagione azzurra: Allan Marques Loureiro, combattivo dal primo al novantesimo, al cospetto di chiunque si accosti nella sua zolla di competenza, praticamente ovunque sul rettangolo verde. Impagabile quando parte palla al piede, costringendo a chiusure, senza mezze misure, ai limiti del regolamento i diretti avversari. Tutto abbinato ad una lucidità impagabile data l’enorme quantità di chilometri percorsi. Palma da protagonista equamente divisa con il capitano azzurro, Marek Hamsik. Intelligenza tattica che abbraccia carisma e personalità. Uno squillo da fuori nel primo tempo, poi tanta lotta per sostenere la mediana, sempre attento nel coprire i varchi su un out mancino dove Blaszczykowski e compagni possono colpire. Poi l’intuizione, alzando la testa e innescando il destro con i giri giusti, nel corridoio lasciato sguarnito dalla retroguardia di Paulo Sousa. Un acuto, per poi sfoderare la sciabola, fino al triplice fischio finale.

Talento e personalità. Trionfo azzurro ancora griffato dalla coppia del momento, un duo d’attacco che in pochi possono vantare anche nei lidi più ambiziosi, di prestigio. Il primo a colpire è Lorenzo Insigne, dopo un primo tempo con più ombre che luci ecco lo scatto bruciante ad anticipare lo scoccare dei primi sessanta secondi della seconda frazione di gara. Il pallone di Hamsik è un regalo del quale non è possibile esimersi dal cogliere i frutti. Il destro del folletto di Frattamaggiore accarezza il pallone con dolcezza e precisione, un movimento secco che fa fiorire un tiro a giro sul quale Tatarusanu può nulla. Ad infierire sulle speranze viola, infine, è Gonzalo Higuain, il migliore in campoDecisivo, come voleva mister Sarri, in grado di caricarsi la squadra sulle spalle nel momento più importante; quando in tanti, forse anche il Pipita della passata stagione, avrebbero potuto tirare i remi in barca. Non è così oggi, non in questa stagione dove il delantero di Brest ha tutto per polverizzare i suoi record in carriera. Una sola occasione, di testa, strozzata, nel primo tempo dove ad avere la meglio è la granitica difesa a 3 di Sousa. Spazio a grinta e carica continua nello spronare i compagni nei momenti più complessi. Gonzalo Rodriguez, Astori e compagni costretti sono però costretti a battere bandiera bianca nella ripresa. L’argentino si scalda abbassando il baricentro della propria azione, alla ricerca degli spazi giusti, si diletta nell’inventare, per poi colpire: cinico, freddo. L’aperitivo è la conclusione sulla quale si oppone Tatarusanu, a seguire la portata principale su invito del belga: imprendibile in progressione, come in occasione del raddoppio, sempre al San Paolo, contro la Juventus. Conclusione ad incrociare, Fiorentina in ginocchio, solo tripudio per gli azzurri e per tutto il popolo partenopeo.

Edoardo Brancaccio

 

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