Acunzo (SJ): “Le sfide di domenica non saranno decisive, viola e Inter non sono da titolo. I meriti di Sarri colmano le lacune della rosa. Sulla partenza della Juve e gli infortuni…”

Poco meno di settantadue ore e a parlare, ineluttabile, sarà di nuovo il campo, sarà di nuovo tempo di Serie A. Agli archivi la pausa Nazionali che ha sancito quasi tutte – in attesa degli spareggi – le sentenze in ottica Euro 2016, con un occhio oltre oceano ai primi incontri di qualificazione per Russia 2018. Una ripresa da red carpet, per palati fini, con due sfide di grande respiro a rubare la scena; la migliore premessa a novanta minuti di gara palpitanti: Napoli-Fiorentina e Inter-Juventus, il derby d’Italia. Sosta passata tutt’altro che sotto silenzio, tra la grottesca, infinita, bagarre a circondare il caso San Paolo e l’ennesimo scandalo a riportare l’universo calcistico tra le colonne della cronaca giudiziaria. Argomenti affrontati con il collega di SpazioJ.itGennaro Acunzo, contattato dalla nostra redazione.

Ritorna la Serie A con due big match che lasciano presagire una domenica di grande calcio: Napoli-Fiorentina e Inter-Juventus, sfide già decisive?

Inquadro queste due gare guardando ad una Serie A che non ha ancora svelato tutte le sue carte, la Fiorentina ad oggi non ha ancora avuto banchi di prova probanti, è lecito attendersi una gara da tripla al San Paolo. Viola al cospetto di un Napoli che al momento è tra le squadre più in forma del campionato. Non sono molto convinto della Fiorentina in ottica primissimi posti. La Juventus recupera molto elementi, soprattutto Marchisio, è lanciatissima verso una gara che a tutti gli effetti è fondamentale. Le parole di Barzagli sono da sottoscrivere in pieno, una gara da non perdere assolutamente. Anche l’Inter, come la Fiorentina, non credo sia attrezzatissima in ottica lungo periodo. Propendo quindi per Napoli e Juventus, che con la Roma rappresentano le squadre meglio attrezzate per le prime tre posizioni.

Prime battute stagionali con una Juventus definita a più riprese a “doppia velocità”. Devastante in Champions, tanti gli intoppi in campionato…

Il problema principale della Juventus sono state le assenze a metà campo, hanno causato un deficit sia dal punto di vista tattico che su quello della personalità. L’obiettivo era quello di dare fiducia ai talenti di giocatori come Morata e Pereyra, responsabilizzare ulteriormente Pogba, aggiungendo innesti di spessore come Khedira e Mandzukic. Causa assenza i bianconeri si sono ritrovati scoperti sotto svariati punti di vista, da quello prettamente tecnico a quello, non meno importante, del carisma e della personalità. Allegri ha affermato di allenare la squadra dal 10 settembre, non ha tutti i torti, le colpe in tal senso sono anche della società che non gli ha permesso di avere ai nastri di partenza un gruppo già pronto. Non è un caso che la vittoria di Manchester sia arrivata con il 4-3-3, con la presenza, per la prima e unica volta, di Morata e Mandzukic insieme. Idem la vittoria contro il Siviglia, con la difesa a 3 che muta a 4 in fase di non possesso. D’ora in poi non credo più ad una Juventus a doppia velocità, sia perché il tecnico ha trovato l’abito tattico migliore, sia per i rientri di giocatori essenziali.

Tanti, troppi, infortuni che potrebbero trovare riscontri in una preparazione non ottimale, un problema già palesato da Allegri ai tempi del Milan. Che opinione hai in merito?

Un discorso proposto ad Allegri più volte in conferenza, il tecnico ha più volte ribadito di aver impostato la preparazione in ottica Supercoppa, con i fari puntati sulla sfida di Shanghai vinta contro la Lazio. Personalmente ritengo che non impostare tutto sulla Supercoppa non sarebbe poi stata una tragedia. Ritengo che le scelte inoltre siano state intraprese a livello generale, dalla gestione tecnica a quella dirigenziale, sarebbe ingiusto dare colpe esclusive al tecnico in questo senso. L’importante è comunque la squadra ad oggi stia recuperando.

Anche il cammino del Napoli è iniziato con qualche incidente di percorso, seguito poi da una marcia devastante: sei gare, diciotto goal fatti ed una sola rete al passivo. Ti ha già convinto il gruppo di Sarri?

Anche qui la tattica ha avuto un ruolo preminente. Sarri ha capito che il 4-3-3 è il modulo che meglio si addice alle caratteristiche di giocatori come Insigne, Callejon e Mertens. Il tecnico ha avuto il merito di compattare la squadra, il gruppo, in ogni zona del campo. La differenza con il Napoli di Benitez, che comunque dava spettacolo in avanti, è comunque netta: non più una squadra slegata, ma un gruppo che pressa alto, a tutto campo, con grande intensità. Importante anche la posizione di Hamsik, che è stato arretrato nel suo ruolo naturale. Anche gli azzurri andranno, comunque, valutati nel lungo periodo. Dipende molto da Higuain che a tratti negli anni scorsi si è sempre rivelato discontinuo. I limiti del gruppo restano soprattutto in zona centrale, lacune dove Sarri è stato bravo a lavorare badando all’accortezza tattica. 

Una coperta, in riva al Golfo, che quindi ritieni ancora “corta”…

Assolutamente, soprattutto in difesa, sia al centro che sugli esterni. Il Napoli ha buoni giocatori, ma non di altissimo livello. Anche a metà campo Allan, Valdifiori, Jorginho, sono ottimi giocatori ma tutti da testare nel lungo periodo e riscontrare se possano essere competitivi a livelli di altissima classifica fino alla fine. Sarri in questo momento è bravissimo perché sta colmando i difetti della rosa e la squadra sta girando. Il Napoli ha un unico fuoriclasse, cioè Higuain, e non sempre si può pensare che possa risolvere tutto l’argentino. Il gruppo azzurro è indubbiamente di buon livello, il terzo posto è ampiamente alla portata, solo il tempo potrà dirci se sarà competitivo anche per il titolo.

La questione San Paolo resta all’ordine del giorno, la Juventus in tal senso è stato un esempio lungimirante, dal Juventus Stadium al progetto della Continassa. Perchè tante difficoltà, limiti dei club o una classe politica inadeguata?

Io credo che questo sia un discorso che prescinde dai club. Un discorso che affonda le sue radici nell’humus sociale di una città e della classe dirigente. Non accusando propriamente l’attuale classe dirigente, ma è un discorso imprescindibile di sinergie. Non credo che De Laurentiis possa forzare la mano al comune. La Juventus nel 94-95 andò a Milano, e non a Torino, a disputare semifinale e finale di Coppa Uefa. Un segnale fortissimo alle istituzioni, sorvolando sulla correttezza del gesto, un modus agendi che ha portato poi i suoi frutti. Credo che però con tutte le problematiche legate alla situazione attuale un nuovo stadio resta utopia. Lo Juventus Stadium è costato 120 milioni ma novanta sono stati coperti dalla Sport Five. Ieri sera ho ascoltato De Magistris sull’argomento, 40 milioni sono necessari per rendere lo stadio decente. E’ necessaria una scelta forte, chiudere vari settori dello stadio e ristrutturarlo in maniera seria. C’è da tutelare la piazza, e lanciare un segnale anche ai tifosi, lo stadio è un bene della comunità e c’è bisogno di civiltà da parte di tutti.

Intanto esplode l’ennesimo nuovo scandalo a travolgere il calcio italiano, il “caso Infront” ancora tutto da sviscerare… 

Uno scandalo all’italiana, l’Italia è il paese del conflitto d’interesse. Il mondo del calcio non riesce ad esserne esente. Badiamo ad Infront, nel rispetto delle inchieste e in attesa che i magistrati adempiano ai loro compiti, guardiamo ai legami, fin troppo evidenti, con Galliani e l’ambiente rossonero del presidente, in passato consigliere di Milan Channel. Logiche completamente legate a commistioni tra società e organi che dovrebbero essere super partes. Fino a quando il calcio sarà gestito da queste persone ci sarà poco da stupirsi. Mi ha molto stupito, invece, che la notizia di uno scandalo di questa portata non sia stato trattato dalle prime pagine dei più importanti quotidiani sportivi. 

Edoardo Brancaccio

 

 

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