Gli amici di una vita raccontano Sarri: “Pretese l’osservatore in Seconda Categoria, il suo primo modulo fu il 3-5-2. E sulla scaramanzia…”

L’edizione odierna de Il Corriere dello Sport racconta la storia di Maurizio Sarri, dalla prime esperienze da allenatore ad oggi, attraverso le parole degli amici che lo hanno accompagnato nel corso di tutta la sua carriera. Tutto partì dallo Stia, che all’epoca si trovava in fondo alla classifica della Seconda Categoria, dove Sarri faceva il terzino. Vanni Bergamaschi è l’uomo che lo fece diventare allenatore e ne parla così: “Ogni volta che ci vediamo Maurizio mi dice che gli ho aperto la carriera, ma io mica me lo ricordo… Se lo dice lui. Io ricordo soltanto che lo Stia quell’anno non andava tanto bene e Maurizio, che faceva il terzino, un tipo grintoso, con un bel fisico ma che tecnicamente non brillava ed era sempre un po’ stronco, una volta il ginocchio, una volta la schiena, mi sembrava avesse delle attitudini per allenare. 

Chiamò un suo amico e gli disse che da quella domenica avrebbe fatto l’osservatore. Lo mandava con penna e taccuino sul campo dove giocava la nostra prossima avversaria; voleva sapere tutto su ogni giocatore, destro sinistro, se era veloce, se era furbo. Un osservatore in Seconda Categoria non si era mai visto, ma i nostri difensori non avevano più paura visto che sapevano tutto dei loro avversari. Poi ne inventò un’altra; allenamento di rifinitura il sabato mattina. Spesso battevo io i calci d’angolo e chiamavamo gli schemi per numero: uno, due, tre. Cominciammo a segnare anche in quel modo”. Bergamaschi giocava col 10 e Sarri, vent’anni dopo lo presentò a Renzo Ulivieri come uno dei 10 più forti che avesse mai allenato.

Continua il racconto Federico Ugolini, che all’epoca era uno dei giovani dello Stia: “Quando ci fu il cambio in panchina io ero giovane e ci rimasi anche un po’ male, non era abituato a certe storie. Maurizio ci trasformò. Appena si sedette in panchina tutti, ma proprio tutti, capimmo che quello era il suo posto. Se non mi sbaglio il suo primo modulo fu il 3-5-2 con Bergamaschi trequartista”. 

Arrivato alla Faellese si riunì con un suo vecchio amico, Mirko Tinagli, e gli offrì di diventare preparatore dei portieri: “C’era da ridere, nessuna squadra di seconda categoria aveva un allenatore esclusivamente per i portieri. Io ero incuriosito e gli dissi di sì e Maurizio cominciò a scrivermi i programmi da seguire. Ricordo ancora di aver studiato un video di Lino Vieri”. 

Dopo la Faellese arriva la panchina del Cavriglia, con il primo esonero in carriera. A raccontarlo e sempre Tinagli: “Tre anni siamo stati a Craviglia, dalla Promozione siamo passati in Eccellenza. Ci hanno esonerato per i risultati ma giocavamo un bel calcio. Da lì siamo passati all’Antella dove abbiamo passato due anni splendidi, ma poi al terzo arrivò ancora l’esonero”. 

Arrivò poi la chiamata del Sansovino da parte del direttore sportivo Nario Cardini che racconta: “Avevo seguito le sue squadre e mi erano piaciute. Sarri ha sempre giocato un calcio organizzato. Giocavamo col 4-4-2 o col 4-2-3-1, ma moduli a parte la gente si divertiva a vederci giocare. Vincemmo il campionato e la Coppa Italia dilettanti nella finale contro il Calcio; Allo stadio di San Sovino c’erano 1.080 spettatori, mai più così tanti. Maurizio è un iper scaramantico. Così un giorno, mentre eravamo in auto, gli dissi di prendere tre pannocchie dal campo di grano turco così avremmo vinto; e così fu. Quando finì la stagione del granturco lo sostituimmo con tre mele, o tre pesche, o tre noci. Gli schemi non li chiamava più per numero, ma per nome dei calciatori così che gli avversari non li capissero”. 

Sarri lascia il Sansovino in C2 e passa alla Sangiovannese sempre in quella categoria e il centravanti è Ciccio Baiano“Mi cambiò subito di ruolo e mi fece fare il trequartista, nel 4-2-3-1 dietro la punta. Sarri mi ha spiegato i segreti del trequartista, i movimenti, gli spostamenti. Ama questo ruolo e capisco perché abbiamo provato lì Insigne: per me può farlo. Voleva tutti con le scarpette nere, solo io potevo mettere quelle bianche. Come allenatore era un martello, come persona era fantastica, come figura identica a quella di oggi”. 

Ed è qui, alla Sangiovannese, che termina la storia calcistica Toscana di Maurizio Sarri.

 

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