Un moto perpetuo, pericoli e sussulti in dono alla retroguardia del Legia. Il migliore in campo per SpazioNapoli è…

Spirito europeo, piglio da grande squadra. Il Legia Varsavia come vittima designata, salvo rarissimi momenti in cui gli uomini di Berg sono riusciti a sporcare i guanti dell’esordiente Gabriel. Mai rinunciare al gioco, un imperativo. Qualità e compattezza come tutt’uno, totalmente nelle corde dell’undici di Maurizio Sarri.

Un diesel nella gara della Pepsi Arena ingabbiando gradualmente l’avversario fino alla devastante stretta finale firmata dal goal strepitoso di Gonzalo Higuain, poco meno di un quarto d’ora per sigillare la cinquantanovesima rete in azzurro con una conclusione sublime. Potenza, precisione, un colpo da fuoriclasse assoluto che s’infila all’incrocio lasciando impotente l’incolpevole Kuciak.

Seconda vittoria in Europa League, prima vittoria in trasferta nel nuovo corso partenopeo che attinge alla fonte di una retroguardia imperforabile. Emerge, oltre all’ennesima – salvo una clamorosa distrazione senza conseguenze – buona prestazione di Koulibaly, un impeccabile Vlad Chiriches. Eleganza innata che abbraccia una concretezza che annichilisce con facilità disarmante gli avanti del Legia. Rapido nell’anticipo, sicuro nel ripartire palla al piede, imperforabile nelle letture difensive. Una guida decisa per la retroguardia partenopea che lancia segnali importanti al tecnico, pronto a scalfire le gerarchie che vedono ad oggi Albiol come un intoccabile.

Vittoria incastonata nella prodezza di Dries Mertens, il vantaggio tanto agognato a premiare una spinta crescente. Alti e bassi per larghi tratti della gara per il talento belga prima dello spunto di testa a svettare tra i colossi della difesa polacca e disegnare una prestazione in crescendo fino alla sostituzione. Un guizzo ispirato dall’assist al bacio di Josè Callejon, il migliore in campo della sfida di stasera.

Quantità, abnegazione che si unisce ad un contributo preziosissimo negli ultimi venti metri. Il moto perpetuo dell’undici azzurro, un vero e proprio tractor, in grado di garantire un apporto impagabile in fase di non possesso. Un ossessione sull’out mancino avversario, arando la fascia di competenza da fluidificante consumato, imprendibile, poi, quando chiamato a disegnare calcio in avanti. Proiezioni offensive che si accavallano ad assist sopraffini, da incorniciare il tacco che lancia Allan, stavolta poco lucido sotto rete, ad involarsi verso la porta avversaria. L’ennesima prestazione solida e allo stesso tempo ricca di contenuti, l’emblema di un Callejon rinato e nuovamente decisivo, protagonista del progetto partenopeo.

Edoardo Brancaccio

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