Verso l’Europa League, Sarri alla ricerca del modulo giusto: le differenze tra 4-3-1-2 e 4-3-3

Nelle ultime ore mister Maurizio Sarri sta prendendo in considerazione un cambio di modulo per dare una sterzata ai risultati del Napoli. In particolare, il tecnico toscano si sta concentrando sul 4-3-3 come possibile sistema alternativo. Ma mettere da parte il 4-3-1-2 significa innanzitutto cambiare gli interpreti in campo, proprio come è successo a Empoli dopo le sostituzioni di Gabbiadini e Insigne con Mertens e Callejon. Ma quali sono le differenze tra i due moduli? Chi ne gioverebbe di questo cambio di sistema di gioco? E chi invece rischia di passare in secondo piano?

4-3-1-2 – Il sistema di gioco che ha portato alla ribalta mister Sarri prevede innanzitutto un centrocampo fatto da calciatori prevalentemente tecnici, ma anche con capacità di inserimento senza palla. Il perno intorno al quale far ruotare la manovra offensiva è il regista posto davanti ai quattro difensori (Valdifiori, ad esempio), mentre i due interni devono avere capacità di palleggio proprio come il regista, ma anche grande dinamicità e intelligenza tattica sia in fase di non possesso, sia quando la squadra è in possesso palla e bisogna sfruttare i movimenti in orizzontale dei due attaccanti. Infatti una delle armi principali di questo sistema di gioco è proprio lo spazio che si crea quando i due attaccanti si muovono in orizzontale, favorendo così gli inserimenti del trequartista e uno dei due interni. Molto spesso, quindi, sono i due attaccanti a rifinire con l’ultimo passaggio la manovra offensiva del Napoli. Mentre per quanto riguarda la difesa, il contributo principale in fase offensiva viene offerto dalla spinta dei terzini (mai insieme) e un reparto in generale che va a posizionarsi in zone medie di campo in modo da garantire, in caso di difficoltà di palleggio da parte di centrocampisti e attaccanti, delle soluzioni di passaggio semplici alla manovra.

4-3-3 – Un eventuale passaggio al 4-3-3 comporterebbe un’interpretazione diversa sia della fase di possesso che della fase di non possesso. I tre centrocampisti, in questo sistema di gioco, devono essere un mix perfetto di fisicità, dinamicità e tecnica. Infatti il compito principale del reparto è di garantire tantissimi inserimenti senza palla negli spazi tra punta centrale e ali, o alle spalle di quest’ultime. La corsa e la fisicità sono fondamentali soprattutto in fase di non possesso in modo tale da non lasciare troppo spesso la difesa in balìa degli avversari. Le due ali poi devono essere allo stesso tempo abili nell’uno contro uno e bravi nell’attaccare la profondità. Fondamentale è il loro apporto in fase difensiva, con continui aiuti da portare ai terzini durante gli attacchi avversari.

Mertens sì, Insigne forse, Gabbiadini no – Se mister Maurzio Sarri dovesse decidere per il cambio di modulo chi ne trarrebbe maggiori benefici sarebbero soprattutto Mertens e Callejon. I due infatti in un attacco a tre potrebbero sfruttare al massimo le loro qualità individuali. Il belga, bravissimo nel dribbling, partendo da sinistra potrebbe arrivare alla conclusione con molta facilità rispetto all’attuale 4-3-1-2. Callejon (colui che più di tutti sta soffrendo il cambio dal 4-2-3-1 di Benitez al 4-3-1-2) potrebbe invece ritornare ai vecchi compiti degli ultimi due anni, ovvero attaccare la profondità con i suoi continui tagli. Lorenzo Insigne riuscirebbe a trovare spazio nel 4-3-3, anche se nel ruolo di trequartista sta ottenendo miglioramenti di partita in partita, risultando l’uomo più in forma dei partenopei. Chi potrebbe patire il cambio di modulo è sicuramente Manolo Gabbiadini poco adatto a giocare largo in fascia, sia perché si troverebbe spesso lontano dalla porta, sia per i compiti difensivi non proprio affini alle sue caratteristiche.

Salvatore Nappo

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