Mani salde a difesa della porta azzurra, ma con qualche dubbio. Pro e contro del ritorno di Pepe

Un colpo importante Josè Manuel Reina, per tutti Pepe. Di certo non un acquisto di secondo piano, da far passare sotto silenzio. Il classe ’82 di Madrid rappresenta senza alcun dubbio uno dei migliori interpreti nel ruolo a livello europeo. Un estremo difensore in grado di fare la differenza, di portare in dote parate e punti nel computo di una stagione. Reina che a Napoli, in una sola annata, è riuscito a conquistare una piazza con quelle capacità cristalline già messe in mostra, da protagonista, in Spagna ed Inghilterra – soprattutto – ad importantissimi livelli. Eccellente tra i pali, discreto nelle uscite, di un’intelligenza tattica rara, in grado di gestire la retroguardia con sapienza, dispensando equilibrio ad un intero reparto.

BENTORNATO – Il ritorno di Reina in azzurro rappresenta un perno saldo della campagna acquisti del patron Aurelio De Laurentiis, un tassello di spessore in un mosaico che presenterà, è scontato, delle scommesse. Ovvio in una stagione di rifondazione, in cui i parametri economici non sono certo da vacche grasse, ma consentono – con un’accorta gestione del mercato in uscita – prospettive comunque interessanti.

SALTO DI QUALITA’ – Il ritorno del figliol prodigo, in una piazza, una città con cui il feeling è stato totalizzante. Del giocatore che l’anno scorso – di certo non controvoglia – aveva tentato l’esperienza in Baviera. Freddi i segnali dal fronte partenopeo, perché non gradire l’approdo alla corte di uno dei club più prestigiosi del globo, con in panchina un vero guru, un visionario del calcio quale Pep Guardiola, prospettive impreziosite da un ingaggio sontuoso. Un affare, un ritorno, che si erge come fiore all’occhiello di una campagna acquisti ancora tutta da delineare. Che al netto da valutazioni complessive, rappresenta un salto di qualità indubbio, mani salde quelle dell’ex portiere del Liverpool sulla porta partenopea, proprio quando sono ancora vivi i segni di un’annata in cui l’estremo difensore ha rappresentato un problema irrisolto. Un vero e proprio caso che ha condizionato risultati e spirito in momenti cruciali nell’arco di una stagione paradossale, a tratti grottesca. Un affare in cui, però, tra le pieghe dei tanti pro, traspare anche qualche contro a fare da contraltare in un giudizio sul secondo acquisto a disposizione del nuovo Napoli targato Maurizio Sarri.

TENUTA FISICA E QUELL’INGAGGIO…-  Se dubbi si pongono sull’acquisto di Reina sono da collocare in primo luogo sul piano atletico. Lo spagnolo, compirà 33 anni ad agosto, in carriera difficilmente ha palesato problemi atletici in grado di comprometterne una stagione, un vero e proprio stakanovista, ad eccezione dell’annata 2001-2002(con solo 16 presenze) e dell’ultima trascorsa al Bayern Monaco, ha sempre timbrato più di 30 presenze stagionali in quindici anni di carriera tra Barcellona, Villareal, Liverpool e Napoli. Col Bayern i fastidi muscolari, già accennati nel mesetto in infermeria nel primo anno in riva al Golfo – dove comunque ha messo a referto 43 presenze –  si sono palesati in maniera determinante. Uno strappo muscolare che l’ha costretto ai box per tre mesi, da ottobre a gennaio, sommato all’ingombrante Manuel Neuer e all’espulsione a stagione conclusa contro l’Augsburg, ed ecco il quadro delle sole 3 presenze in Baviera per soli 193 minuti giocati. Un dilemma, quello sul recupero della continuità dopo un’annata ai box, che prende tono dinanzi all’investimento forte per le casse azzurre, un ingaggio da 15 mln di euro lordi in tre anni che pesano in una politica, indubbia, di spending review a margine del secondo anno consecutivo senza Champions League.

LA CLASSE DEL LEADER – Queste le ombre, sulle luci dell’interprete già ci siamo soffermati, se in giornata Reina riesce ad essere un vero e proprio uomo in più. Negli occhi della platea azzurra le gare, tra le altre, contro Juventus, Milan, Arsenal, Borussia Dortmund, Swansea, a mettere una pezza sui limiti atavici sempre palesati dalla retroguardia nel biennio firmato Rafa Benitez. Ma l’apporto meramente tecnico, fatto di spunti, efficacia e rendimento tra i pali, alternati – va detto – da qualche errore in alcune gare no, ha rappresentato solo una parte del contributo dispensato dallo spagnolo. Un atleta che a tali doti ha dimostrato di saper abbinare una personalità fuori dal comune, decisivo in campo, nel gestire i tempi di un intero reparto, e nello spogliatoio, un lìder, un pretoriano del proprio tecnico, l’obiettivo è che con Sarri la sinfonia non cambi, e che tutti i rebus vengano sciolti dal responso, ineluttabile, del campo.

Edoardo Brancaccio

 

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