Dalla nascita all’infanzia a Figline, fino al rapporto con Kurt Hamrin: tutti gli intrecci di Sarri con Napoli

“L’uomo con la tuta”, “Mister 33 schemi”, a Napoli accostato fisiognomicamente anche a Don Pietro Savastano, protagonista della serie cult “Gomorra”. Per tutti è Maurizio Sarri, colui il quale in un solo anno di Serie A è riuscito ad imporsi come uno dei personaggi più apprezzati dentro e fuori dal campo.

UNA VITA IN PANCHINA –  Oltre 25 anni di carriera barcamenandosi tra le esperienze più disparate, in tutte le categorie minori, fino al grande salto della massima serie avvenuto alla tenera età di 55 anni lo scorso anno alla guida dell’Empoli, squadra plasmata all’insegna dell’organizzazione di gioco e del calcio verticale. Un esito inaspettato per uno che fino alla soglia dei 40 anni alternava la panchina con il lavoro in banca.

In un calcio sempre più proiettato verso la modernità, Sarri ha portato una ventata di sano vintage al nostro pallone che sta perdendo sempre più di autenticità. Insomma, un allenatore old style che ad Empoli ha saputo instaurare una vera e propria oasi felice, tanto da meritarsi le attenzioni di squadre come Milan prima e Napoli poi, a dimostrazione che nel calcio, talvolta, a scapito di pedigree e palmares va dato atto anche ad altri fattori.

SI CHIUDE IL CERCHIO? – Da Napoli a… Napoli. Già, perché tutti almeno una volta quest’anno abbiamo spulciato la biografia di Sarri per conoscerlo meglio, così come tutti ci siamo sopresi del suo luogo di nascita. Il capoluogo campano, appunto, che gli ha dato i natali quando il padre lavorava sulle gru all’Italsider di Bagnoli. Ma è un altro il posto che gli ha conferito l’accento caratteristico e la tempra caratteriale: Figline Valdarno. Un toscano nato a Napoli, dunque, due strade separate agli albori ma che sembrano destinate a ricongiungersi dopo un lunghissimo viaggio durato una vita.

Un rapporto, però, che per quanto riguarda la fede calcistica non si è mai spezzato, come da lui stesso rivelato in un’intervista a Repubblica poco più di un mese fa:

“Da piccolo per chi tifavo? Per il Napoli. A Figline ero l’unico, tutti gli altri tenevano al Milan, all’Inter, alla Juve, alla Fiorentina. Mi sembrava naturale tifare per la squadra della città dov’ero nato”.

Una vita vissuta sempre con la testa rivolta al pallone, anche quando indossava la cravatta e trattava di finanza interbancaria, anche e soprattutto in gioventù quando ebbe la fortuna di essere allenato da Kurt Hamrin calciatore svedese che nel secolo scorso ha scritto pagine importanti a Firenze, Milano e Napoli dove ha giocato dal 1969 al 1971.

Napoli e Sarri: un connubio caratterizzato fin qui solamente da sfumature, pochi attimi di vita vissuta, ricordi e racconti della terra d’origine.

Che sia arrivato il momento per Maurizio di diventare finalmente un vero napoletano?

Antonio Allard (Twitter: @antonioallard1)

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