Bigon e il Napoli, una storia ai titoli di coda. E quella stoccata di De Laurentiis…

Tempo di addii con lo sguardo fermo sulla decisiva gara di domenica: la conferenza stampa di Castel Volturno ha sancito il commiato di Rafa Benitez alla sua esperienza in riva al Golfo. Ma non sarà solo il tecnico iberico, promesso sposo alla Casa Blanca, a chiudere la propria parentesi partenopea: ufficiale anche l’addio del diesse azzurro Riccardo Bigon, che lascerà Napoli dopo sei anni contraddistinti da indubbie soddisfazioni e crescita professionale alle pendici del Vesuvio.

Commiato e stoccata – “Dopo 6 anni ha anche lui voglia di cambiare aria e tornare al Nord dalla sua famiglia dopo Reggio Calabria e Napoli. Non potevo dirgli di restare assolutamente, l’ho ringraziato per quanto fatto e gli ho augurato un futuro radioso”. Nuovi stimoli tornando a casa, le parole del patron azzurro Aurelio De Laurentiis lasciano scorgere tra le righe una separazione consensuale, un approdo a fine ciclo a chiusura di una proficua collaborazione lavorativa. Necessario il cambiamento per entrambe le parti dopo sei intense stagioni vissute sull’onda di una crescita repentina, costante, iniziata dalle macerie del progetto Donadoni e conclusa con tre titoli a cavallo tra i cicli Mazzarri e Benitez. Una squadra costruita tassello dopo tassello fino a raggiungere una salda posizione ai vertici del calcio italiano – sesta qualificazione europea consecutiva, record per la società partenopea – e notevoli traguardi a livello internazionale: “Due anni fa eravamo 43esimi nel Ranking, ora siamo 20esimi. Poi siamo settimi nel IFFHS”. Un addio che però, nella coda, non si palesa esclusivamente al miele: “Il passivo nel bilancio influirà sul mercato? No, assolutamente. Anche se per voi ha senso solo chi costa tantissimo. Vi ricordo che Tevez è costato 9mln di euro, Pogba addirittura preso a 0, quindi il problema è di palle e di conoscenza del mercato…”.

Carta canta –  Investimenti  nel biennio che domenica chiuderà i battenti, sono stati cospicui. In due stagioni targate Benitez l’investimento in cartellini ha superato i 135 mln di euro, a cui va ad aggiungersi un incremento del monte ingaggi fino a 70 mln, l’anno scorso 74. Una spesa forte di importanti cessioni, certo, ma che ha assicurato in due anni una libertà sul mercato invidiabile, sebbene sia corretto imputare ai vertici partenopei il solito mancato cambio di passo in tal senso. Un’insoddisfazione per nulla celata, da parte del patron partenopeo, che spesso non ha visto pienamente ripagate spese importanti nella gestione di Bigon. Le difficoltà in quest’annata bipolare non sono di certo mancate, prima i rifiuti di giocatori bloccati, Kramer, o addirittura alle porte di Castel Volturno come Gonalons. A seguire la disfatta di Bilbao che ha definitivamente ridimensionato le pretese azzurre su un mercato privato degli essenziali introiti Champions. Resta però lecito pensare se, con un tesoretto simile, non fosse comunque possibile intervenire in maniera più oculata, andando a colmare in maniera efficace quelle lacune, dalla cintola in giù, che ancora rendono la rosa partenopea poco omogenea. Il riferimento a due colpi da maestro della dirigenza bianconera, due dei tanti conigli dal cilindro che hanno contraddistinto il lavoro di Marotta e Paratici non è assolutamente un caso.

Nuovi profili – Il nuovo corso partenopeo passerà, dunque, anche dalla scrivania. Imperativo sull’agenda di De Laurentiis sarà quello di trovare una nuova figura di riferimento, Sogliano è in pole, ed anche in tal senso il presidente partenopeo non ha nascosto la propria posizione, tra le righe, come da suo costume: “Direttore sportivo? Voglio verificare se un ds è sufficiente per gestire ciò che voglio fare. Le qualifiche professionali hanno fatto il loro tempo”. Tempo di scelte, da lunedì il futuro azzurro intraprenderà un nuovo percorso, ad ampie falcate.

Edoardo Brancaccio

 

 

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