Ricordate, c’è sempre un piano B…

Se pensate che siamo andati allo stadio a vedere Napoli-Cesena con la morte nel cuore per la mancata finale in Europa League…avete ragione! Non è bello salutarsi, poco più di una settimana prima, dicendo “Ci rivedremo da finalisti” e rivedersi, invece, con la faccia di chi ha perso l’ennesima occasione. Colpa di mille cose che non sto qui ad elencarvi, ma eravamo tutti d’accordo che l’atteggiamento giusto ce l’ha avuto il Dnipro e non il Napoli. E questo è il rammarico più grande.

In tutti i casi, l’ennesima partita in settimana ci fa arrivare tardissimo allo stadio. Praticamente mezz’ora prima. Dall’affluenza sembrerebbe che lo stadio possa essere vuoto, e invece, praticamente, erano già tutti lì. Soprattutto il settore dei distinti, strapieni. Anche se, sentiti i fischi arrivati all’ingresso di Higuain, che ha avuto, certo, la sua dose di responsabilità in semifinale, forse era meglio che i prezzi popolarissimi non avessero portato tutta quella gente. Fortunatamente, gli applausi, alla fine, hanno avuto la meglio. Ed è stato uno dei pochissimi momenti in cui si è sentita la curva B, che, invece, era in una protesta meno assordante dei fischi, ma più significativa e compatta. “Se questo è il vostro impegno, non vi meritate il nostro sostegno”. Anche se, alla fine, siamo sempre tutti lì.

Quando arrivo, dopo brevi saluti ai soliti compagni di viaggio e uno speciale ad un cugino rivisto in curva dopo secoli, non mi accorgo neanche che lo speaker ha già letto le formazioni. Anche le casse sono in sciopero. E sembra essere tornati alla preistoria del calcio. Quando i risultati sui tabelloni si cambiavano a mano. Un gusto retrò. Tocca, quindi, solo immaginare i nomi dei giocatori in formazione, immaginiamo anche “Napul’è”, immaginiamo pure l’urlo “Sempre e comunque forza Napoli!”. A quel punto, ci troviamo, immaginiamo anche il Napoli in campo. Conviene pensare che non sia mai entrato. Che quello che abbiamo visto, almeno all’inizio, sia stato l’ologramma di una squadra senza cuore e, pare, già senza più stimoli. Come se non avessimo ancora niente da conquistare. E così non è.

Sotto tono anche gli spalti. Niente tifo, niente cori. Solo le urla indemoniate di quel tipo rosso che, da solo in piedi, perché, altra cosa surreale, eravamo tutti seduti, sbraitava contro gli ultras che facevano silenzio, contro i poveri giocatori del Cesena che facevano solo il minimo indispensabile, a sostegno dei poveri giocatori del Napoli che facevano solo il minimo sindacabile. Notiamo che due ragazzi da dietro lo riprendono col cellulare. Magari hanno creato un canale youtube con le sue performance migliori. Cerchiamo di capire che sostanza usi, ma abbiamo convenuto che è tutto nature e che probabilmente la mamma gli cambierà la serratura di casa quando si accorgerà del canale youtube.

Insomma, che dire? In pieno mese mariano, ma non mi riferisco ad Andujar, abbiamo dedicato un pensiero a tutte le madonne del mondo. Questo solo al primo goal del Cesena. Qualcuno applaude, giustamente, alla tenacia di Defrel. Che, completamente solo, si meraviglia dello sciopero della difesa azzurra, prova a tirare, convinto che prima o poi spunti qualcuno a contrastare e, invece, capisce che ha vinto anche lui un goal al San Paolo. Una lotteria democratica. Premia un po’ tutti. Poi il Napoli si sveglia. Ne fa due in pochi minuti. Ma sembra troppo brutto non regalare a Defrel anche una doppietta. Maggio è il mese dei fioretti, e il nostro è quello di soffrire ad ogni partita. Come se non ci bastasse andare a Torino settimana prossima a decidere un campionato contro quelli lì, sempre assatanati di vittoria.

I commenti in curva sono stati svariati ed indicibili. Il più “politically incorrect” sicuramente uno sulla dubbia sessualità della sorella di Gabbiadini. Quello più tenero e comprensivo è stato diretto a Mesto e al suo ultimo tentativo disperato di scartare un avversario. Gli è stata riconosciuta, almeno, la capacità di scartare le caramelle. Quello più nostalgico è stato dedicato alla capacità di comunicazione più efficace che aveva il Napoli di De Canio, rispetto a questo. L’ultimo, più liberatorio, non posso scriverlo, ma lo immaginate da soli.

Adesso andiamo a Torino. Sperando di non dover solo immaginare il Napoli in campo, di non avere la difesa in sciopero, di avere Higuain in giornata, di lasciare a loro tutte le stelle scudetto che vogliono, ma di tenere per noi la buona stella della giornata e di non avere Giorgino a centrocampo. Male che vada, c’è sempre il piano B, suggerito da qualcuno ieri: un infiltrato a Vinovo e un bel lassativo per tutti i bianconeri.

Ne studio la fattibilità e vi aggiorno.

E sempre forza Napoli!

 

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