De Laurentiis e l’amaro calice di una delusione che attendeva di essere scossa in anticipo…

Una sfuriata dovuta, a squarciare un velo cucito da un silenzio assordante. Nel ventre del “San Paolo” le pareti hanno tremato, scosse dall’ira funesta del patron partenopeo Aurelio De Laurentiis. Atleti messi con le spalle al muro dopo un mese e mezzo che neanche i peggiori incubi dei tifosi partenopei avrebbero potuto disegnare: due punti nelle ultime cinque gare di campionato, otto punti di distanza dal terzo posto, nove dal secondo, fuori dalla Coppa Italia.

Furia – Un obiettivo e mezzo stagionale agli archivi, compromettendo per larghi tratti un’intera stagione costruita per rendere al massimo su tre fronti. Un contesto che ha portato ad una netta, vigorosa, risposta del presidente partenopeo: “Abbiamo un impegno da onorare in campo per i tifosi e fanno bene ad essere scontenti. Io ho deciso: oggi si va in ritiro e se non si dovesse cambiare rotta ed impostazione per onorare la maglia che si veste, si sta in ritiro fino a fine stagione. Siccome il ritiro è molto scomodo in un città come questa, io decido per una sterzata di orgoglio per chi di orgoglio ne ha. Si è giocato bene spesso ma anche disputato gare non da Napoli e di uno squallore che non ci appartiene. Sono deluso arrabbiato e sto sto facendo pagare alla squadra l’amaro calice che siamo stati costretti a bere nelle ultime sei settimaneDa subito voglio concentrazione, super allenamenti ma di testa, rispetto per i tifosi, per la società, per l’allenatore e per loro stessi. Soprattutto, per loro stessi“.

Tempi incerti? – Contenuti inappuntabili, toni forti ma giusti. Doveroso cercare un cambio di rotta in un’annata che su più fronti appare compromessa da un testacoda inaspettato, proprio quando gli auspici propendevano per un’accelerazione decisiva. Serrare i ranghi e compattare l’ambiente, cercando il massimo risultato in Serie A, ambendo a quel sogno chiamato Varsavia che dopo l’amara sconfitta di ieri è possibile solo sussurrare. Lecito però, d’altro canto, porre un quesito a margine dell’uscita di De Laurentiis: perché non intervenire prima? perché non provare con anticipo la ricerca del bandolo di una matassa che da tempo ormai ristagna in un pantano. La soluzione a quelle difficoltà che hanno asfissiato le velleità di una stagione fino a febbraio ricca di ambizione? L’amaro calice è stato ormai trangugiato fino all’ultima goccia, il patron azzurro ha agito legando un ragionamento lucido ad una dovuta uscita di pancia. L’obiettivo è salvare la stagione, che ormai sia troppo tardi? A dirlo sarà il finale di un’annata enigmatica e a tratti davvero difficile da comprendere.

Edoardo Brancaccio

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