Turn over vs tour de force, scelte obbligate ma a mancare è proprio il piglio di due leader azzurri

Spesso nel calcio moderno di parla di leader, “persona di riferimento, al comando di un movimento o di un gruppo, il suo capo”. Colui che prende per mano i compagni nei momenti difficili, li esalta e li sprona a dare ancora di più quando le cose vanno bene, mettendoci spesso la faccia, riuscendo a cambiare anche da solo le sorti di un match. Essere leader, punto di riferimento e di carattere, è una dote di pochi ed assolutamente innata: non dipende dal talento, dall’età o dalle qualità dispensate in campo: è una condizione antropologica dell’essere calciatore, onere ed onore di pochi. Un ottimo faro lo è stato lo scorso anno Pepe Reina, sintesi perfetta del leader che serviva al Napoli per raggiungere grandi traguardi. Quando è andato via, il testimone è passato di diritto al capitano Hamsik, disattendendo le aspettative. Lo slovacco caratterialmente è un fuoriclasse mite e solitario, dalla grande intermittenza all’ombra del Vesuvio. Il campo però ha dato le sue risposte: a trascinare costantemente i compagni in una lunga ed ostica stagione, sono stati sin da sempre Gonzalo Higuain e Walter Gargano, due pedine completamente diverse tra loro ma accomunate dalla grandissima voglia di fare bene in azzurro e scrivere un bel pezzo della storia del club di De Laurentiis.

TOUR DE FORCE vs TURN OVER. Ritmi stellari quelli che sta affrontando il Napoli: quasi 50 gare disputate fino ad oggi in tre quarti di stagione tra i play off di Champions League, le gare di Europa League, Supercoppa, Coppa Italia e campionato. Cifre davvero sorprendenti considerando che si scende in campo ormai quasi ogni tre giorni e con un’intensità da tenere sempre alta. Impossibile confermare sempre la miglior formazione, impossibile non tener fronte ad infortuni, squalifiche e defezioni. E’ questo l’arduo compito di Benitez, costretto a tenere fuori per il match contro il Verona sia Gargano per infortunio che Higuain. L’argentino infatti, ha bisogno di rifiatare: giovedì a Mosca non si può sbagliare e nonostante il 3-1 convinto della gara di andata bisogna assolutamente confermarsi per qualificarsi ai quarti di Europa League. Poi c’è Duvan che da titolare ha sempre regalato grandi prestazioni al Napoli, trascinandolo costantemente alla vittoria. Ciò che sulla carta sembrava non fare una piega, si rivela un flop: gli azzurri non hanno anima, non riescono quasi mai a servire il colombiano e soprattutto, manca proprio la grinta ed il carattere dei leader.

CHIAMATA ALLE ARMI. Ecco che nella ripresa scende nella mischia Higuain insieme a Callejon e Gabbiadini: la manovra è più fluida e propositiva, Duvan riesce a farsi vedere di più ed il cambio modulo giova a tutti, tranne al cinismo che ancora latita. Anche il centrocampo non convince: nonostante una buona ma spesso imprecisa prestazione di Inler, David Lopez si conferma ad intermittenza, molto sottotono ogni volta che si registra l’assenza del compagno di reparto uruguagio. Che il Napoli sia Higuain e Gargano dipendente non possiamo ancora asserirlo ma che alla squadra di Benitez serva il loro piglio è ormai acclarato. La stagione è lunga e ancora impegnativa però ed il turn over dovrà necessariamente essere un’arma da utilizzare spesso. Tocca quindi alla rosa partenopea rimboccarsi le maniche e ridiventare decisiva e sicura in ogni reparto, prendendo esempio proprio da chi fa del proprio carattere un immenso punto di forza collettivo, spesso colmando anche grandi gap tecnici con una voglia di fare e di dimostrare che riesce a portare il Napoli ad ottimi livelli.

Alessia Bartiromo
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