“Al di là del risultato”: ma quanto è vero nel calcio moderno?

Da sempre, nello sport vale un giusto assunto: “l’importante non è vincere ma partecipare” comunemente attribuito all’ideatore delle Olimpiadi, Pierre De Coubertin che, poco dopo averlo divulgato a tutto il globo terrestre, iniziò persino a sfatarne il mito. Nessuno gareggia infatti per la gloria, ancor più in una competizione professionistica e, scendendo in campo senza motivazioni o puntando al minimo, si ottengono per la maggior parte dei casi risultati disastrosi. Andando oltre ai valori dello sport ed ad un grande fair play che negli ultimi decenni manca in particolar modo nel calcio, mi viene subito in mente un altro assunto: “L’importante non è vincere, è l’unica cosa che conta”. Autore questa volta è Giampiero Boniperti, il soggetto la Juventus. Non che voglia prendere ad esempio la Vecchia Signora ma il riferimento quando si parla di grinta è inevitabile: i bianconeri non ne hanno fatto solo un motto ma uno stile, in particolar modo in campionato, reduci da tre scudetti consecutivi ed ogni record demolito. Una squadra che è entrata nella storia e ricordata, non per le partite vinte ed i gol siglati, nè per il bel gioco dispensato nell’era Conte ma per i trofei e gli scudetti. Eppure gli ultras di tutta Italia ed in particolar modo quelli partenopei cantano ed espongono striscioni con scritto: “Al di là del risultato”. Il ragionamento a questo punto, è bello e servito: in Italia, nel nostro calcio moderno, quanto è davvero importante analizzare la prestazione di una squadra non soffermandosi sul risultato?

Ecco che torniamo a ciò che ci sta a cuore, il Napoli. Gli azzurri, reduci da una vittoria, due sconfitte ed un pareggio nelle prime quattro giornate di campionato, sono tornati al successo di misura contro il Sassuolo. Una prestazione in netta ripresa rispetto alle precedenti ma, com’è giusto che sia, in questo caso contava solo il risultato per fare morale e tornare ad essere ottimisti in vista di una stagione partita troppo in salita. I flop rimediati contro Udinese, Chievo Verona ed il pari subito in rimonta contro il Palermo al “San Paolo” hanno gettato nello sconforto tifosi e giocatori nonostante però, le prestazioni fossero state viziate da tantissimi errori individuali ed una amssiccia dose di fortuna. A parte il match contro i rosanero, nei precedenti le avversarie hanno vinto di misura arrivando al tiro solo una volta. Napoli perdente ed i tifosi disertano il “San Paolo”, anche in questo caso, facendo leva sui tre punti che stentano ad arrivare. Ecco che ritorna il concetto iniziale, al di là del risultato. Ma quando si perde distaccandosi ben otto punti dalle prime due forze in classifica disattendendo già agli obiettivi tanto decantati in ritiro, non c’è detto o proverbio che tenga.

Il problema resta quindi l’equilibrio, che in una piazza umorale e passionale come quella partenopea, naturalmente spesso manca. Basta vincere e tutto va bene, perdere ed è tutto nero. Anche in questo caso, il tanto amato “al di là del risultato” sfuma senza pensarci troppo. Forse però, il problema resta proprio il calcio moderno, che non dà modo di fermarsi a pensare, perchè è meglio essere brutti e vincenti che belli e perdenti. Ed anche perché un piazzamento Champions si conquista con i successi, non con belle giocate o gol da cineteca. Teniamoci quindi stretta la vittoria contro il Sassuolo, anche se non è stata ricca come quella dell’Inter, con i nerazzurri persino caduti in casa poi in malo modo contro il Cagliari. Perchè nonostante la differenza reti, che si vinca 1-0 o 4-1, i tre punti aggiunti in classifica restano gli stessi. Per un volta, andiamoci si al di là del risultato ma davvero: perchè bisogna fare filotto, bisogna fare quadrato, bisogna vincere, spalla a spalla. Per il Napoli, per Napoli e per una tifoseria che ha bisogno di concretezza e tranquillità di giudizio.

Alessia Bartiromo
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