L’editoriale di Deborah Divertito: “Tutti i Santi del calcio”

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Scrivere un editoriale nel giorno di Ognissanti può rivelarsi per me molto pericoloso. Non sono famosa per la mia devozione ai Santi, non ricordo mai di dare gli auguri nel giorno dell’onomastico, forse solo alla mia famiglia se lo segno sull’agenda, e, a dirla tutta, una santa col mio nome non esiste neanche. Qualcuno che evidentemente non mi conosce bene scherza dicendo che potrei essere io la prima e, forse, se cambiassero totalmente i criteri, potrei anche crederci sul serio. Sta di fatto che non avendo nella storia una Deborah che abbia fatto miracoli e che sia vissuta in odore di santità, dovrei festeggiare il mio onomastico proprio oggi. Ma non ve lo dico per ricevere gli auguri. Dopo questo preambolo capirete che li gradirei pure, ma solo per sincero rispetto verso chi me li fa. In tutti i casi, i miei genitori decisero di farmelo festeggiare nello stesso giorno di mia sorella, a settembre, e tagliarono la testa la toro.

E non dico toro a caso. Ma per parlare dell’altra squadra di Torino, la Juventus. I bianconeri nascono proprio il 1° novembre del 1897, col nome di Sport-Club Juventus da un gruppo di liceali.  E, saputa questa cosa, vi consiglierei vivamente di evitare di farmi gli auguri di cui sopra. Non sia mai, potrebbero essere scambiati per altro e non sarebbe bello per niente. Chiara a tutti, tra l’altro, la differenza tra chi nasce nel triste mese di novembre al nord e chi nel sole di agosto al sud. Nulla è a caso. Non per niente la nostra divinità si chiama Diego Armando Maradona, tanto da creare altarini anche solo per un capello e scambiarsi gli auguri nel giorno del suo compleanno, festeggiando un Natale tutto azzurro, mentre tra i bianconeri ascoltiamo Buffon citare un Santo vero. San Bernardo. Pensavate fosse un cane, vero?! Ebbene, il caro portierone ha recentemente ricordato la sua filosofia: “Vedere tutto, sopportare molto e correggere una cosa alla volta.” E pensare che le prime due valgono anche per i loro avversari.

Parlare di Santi, ovvio, mi fa pensare anche ai loro miracoli. E quando si lega Napoli ad un miracolo, non si può non parlare di San Gennaro. Quello che scioglie il sangue e che qualche volta lo ha fatto sciogliere anche noi, quando lo abbiamo invocato in qualche partita difficile. Come a Firenze, due giorni fa, penserete. E invece no. A Firenze non siamo stati noi a tirarlo in ballo. Noi eravamo intenzionati a giocare a calcio e a vedere una partita sofferta, ma alla fine anche meritata. Sono stati i tifosi viola, piuttosto, che hanno voluto fare gli originali e oltre i soliti cori inneggianti il Vesuvio e gli striscioni in cui si preoccupavano se avessimo preso o meno del sapone a Marsiglia, scordandosi che a noi bastavano i tre punti e quelli li abbiamo presi, eccome!, hanno dato sfogo alla loro fama bestemmiatoria e blasfema. Non potendosela prendere con noi, uno ad uno, non conoscendone i nomi, hanno deciso che san Gennaro potesse ben rappresentare tutti. E pensare che san Gennaro non era neanche napoletano, bensì di Benevento! Povero martire!

Io intanto, dopo una puntatina nella tribuna stampa dell’Artemio Franchi, dove ho assistito a scene di panico tra i giornalisti al rigore non dato a Cuadrado e, di conseguenza, dove ho sentito invocare  tutti i santi, uno ad uno, dimostrandosi grandi conoscitori di agiografia, me ne torno domani nel mio spicchio di curva B al San Paolo. Uno che coi miracoli ci sa fare, eccome!

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