L’editoriale di Alessia Bartiromo: “Quando il calcio è puro amore ed emozione”

editoriale_alessia_bartiromoDa piccolissima ho iniziato a seguire il calcio grazie alle partite della Nazionale ancor prima di diventare una tifosa del Napoli. All’inizio degli anni ’90, quando avevo solo quattro anni, era impossibile immaginare una diretta televisiva di una partita di club mentre era tutto più che lecito con l’Italia, in particolar modo in occasione degli Europei o ancor più degli affascinanti Mondiali. Come dimenticare le lacrime di Di Biagio al momento del rigore sbagliato contro la Francia o quelle più recenti di Cassano e Quagliarella, giornate passate a non mangiare dal dispiacere di una sconfitta o la bellissima vittoria del 2006 con il corteo per tutte le strade d’Italia.

Da qualche anno però, la Nazionale non mi entusiasma più come una volta. Non la sento mia, forse non più frutto di scelte meritocratiche ma solo del solito blasone sulla carta di determinati club che prestano per qualche mese all’anno i proprio giocatori al cittì di turno e, se le amiche mi chiedono di uscire in contemporanea ad un match dell’Italia, non ci penso due volte prima di accettare e vedermi poi una volta tornata a casa, solo la sintesi. Nelle ultime settimane però, qualcosa è cambiato: ho ritrovato la mia vecchia passione grazie agli azzurrini ed alla loro avventura nell’Europeo Under 21 di Israele. Dopo tanto tempo, vedo un team che gioca a calcio per il piacere di farlo, che si vuole realmente bene, amici prima che compagni di squadra, con un attaccamento alla maglia come pochi.

Le lacrime a Gerusalemme di Lorenzo Insigne mi hanno stretto il cuore: non facevo altro che ripeter frasi annoverabili alla più dolce delle mamme che vede soffrire per una delusione il suo figlioletto indifeso. Tra la sottoscritta ed il fuoriclasse partenopeo ci sono solo cinque anni di differenza ma la sua commozione mi ha automaticamente ricordato i tifosi del Napoli ed ovviamente anche me. Mi sono sempre rivista nei giocatori che piangono dopo una brutta sconfitta poiché li vedo finalmente umani e vicino ai tifosi della propria squadra, che antepongono quasi sempre l’amore e la passione al raziocinio. Mi è tornato alla mente Pino Taglialatela che piangeva alla retrocessione in serie B del Napoli, i momenti di disperazione dopo la finale play off persa contro l’Avellino fino ad arrivare alla lacrime di gioia di Paolo Cannavaro alla qualificazione Champions e quelle di Lavezzi alla vittoria della Coppa Italia a Roma.

A confermare questo legame atipico di emozioni, è stato un video che mi ha suggerito di guardare un amico poco fa. Le immagini si soffermano sui tifosi dell’Independiente alla prima retrocessione della loro storia, avvenuta proprio nel derby perso di misura contro il San Lorenzo. Una scena straziante: in uno stadio gremito tutti i calciatori ed i tifosi erano in lacrime, con quest’ultimi che, nonostante la grande delusione, continuavano ad incitare la propria squadra dimostrando così tutto l’amore che provano e proveranno sempre, al di là dei risultati. E’ questo il calcio che mi rappresenta, è questo lo sport del quale sono da sempre innamorata, che non lascia spazio alle scommesse, ai mercenari o al dio denaro: così come nella vita esistono i momenti di gioia e quelli di profonda delusione ma, come scrivevano i saggi, “non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta”.

Alessia Bartiromo

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