TI AMO NAPOLI di Nando Misuraca: “Napoli, cento giorni…”

“Io ti amo, io ti amo, più della vita, lo sai.
Per cento giorni,
per cento anni,
non finirò di amarti mai.
Non finirò di amarti mai.”

ti_amo_napoli_misuracaPotrebbe essere riassunto così il pensiero del tifoso napoletano, il destinatario di queste frasi d’amore è Edinson Cavani, da ieri ufficialmente, entrato nella storia del club azzurro.

Da ieri Cavani è iscritto, per sempre, negli almanacchi del cuore partenopeo, quelli privi di carte e paroloni,ma stampati a caratteri cubitali nella memoria della gente.

“Cento giorni” come la canzone portata al successo da Caterina Caselli nel 1966. Ogni gol è come se valesse un giorno (o più) di felicità per chi ama questa città che mai potrà scodare Cavani.

Tuttavia ho pensato a questa canzone perché è velata di malinconia. Il destino del cannoniere uruguagio sembra lontano dal Vesuvio. Ci si Lega ormai alla flebile speranza di una presunta relazione extraconiugale con una commessa casertana quasi assurta a paladina della causa partenopea, invece che a sfasciafamiglie.

Ma si sa, il calcio a Napoli è motivo sociale e s’incrocia con il vissuto reale, e lo so bene io che ho composto “TI AMO NAPOLI” soffermandomi su questo aspetto più che sul lato folkloristico delle tarantelle e dei mandolini.

Il Napoli è una materia che intreccia tutto il vissuto della nostra città, un sentimento che arde costante che si rinnova nelle gesta degli eroi ai quali la popolazione, di buon grado, vorrebbe dedicare piazze e monumenti o, se vi fosse la richiesta, una parte del proprio stipendio sottoforma di azionariato popolare (cosa che perlaltro fanno pagando biglietti non sempre low-cost).

Ed in questa forma il Matador incarna, perfettamente, l’eroe del San Paolo. Dopo Maradona (fuggito via nel ’91) sono tanti i talenti che si sono alternati in maglia azzurra Zola, Fonseca, Fabio Cannavaro, Lavezzi ma, a memoria, mai nessuno è riuscito ad incarnare la perfezione come Cavani, nessuno per usare un termine giovane “spacca” come lui.

E, paradossalmente, lo scoprire il Cavani uomo, capace dunque di sbagliare, lo rende, addirittura, più simpatico allo spettatore, proprio perché più terreno. E quindi più amato.

Lui, fino a poco tempo fa, in maniera blasfema chiamato “Gesù”, diventa semplicemente il Matador, l’uomo dalla faccia scolpita e dal cuore freddo da diventare il terrore delle difese avversarie.

Ma, aldilà delle illazioni sul futuro del bomber nato a Salto nell’1987 (l’anno del primo scudetto, il destino qui ci mette il suo zampino!!!) c’è da godersi il presente ed il momento attuale sorride al Napoli.

Il secondo posto è ormai blindato e con esso l’accesso diretto alla Champions League, la madre delle competizioni europee. Quella più ambita da tifosi e, soprattutto ,dai presidenti.

Ma, per parteciparvi alla grande, il Napoli non può prescindere da Cavani, non perché sia il calciatore insostituibile (si parla di Dzeko, che a me piacerebbe) ma perché il Napoli di oggi, grazie anche all’encomiabile lavoro di Mazzarri, è una macchina pressochè perfetta e come tale, necessita dei giusti tasselli per far muovere i già rodati ingranaggi.

Se si vuole vincere subito qualcosa d’importante, è chiaro.

La vittoria tranquilla con l’Inter un 3-1 è la prova. La sensazione netta è che di fronte ci sia una compagine turca o greca in un tranquillo match serale di metà agosto, non una squadra tra le più titolate, seppur in vistoso debito d’ossigeno.

Merito del Napoli, non demeriti dell’Inter. Non è il caso di piangersi addosso, come da tipica tradizione partenopea, non questa volta. Godiamoci l’attimo .

La difesa è granitica, diretta da un De Sanctis che, dopo aver detto addio alla Nazionale, sembra aver trovato smalto e motivazioni per ritornare il baluardo insuperabile di sempre, il centrocampo con Dzemaili sempre più essenziale, il roccioso recuperapalloni Behrami, Maggio e Zuniga volanti sulle fasce ed un Hamsik decisivo e cuore della manovra.

In attacco sua Maestà Cavani e il redivivo Pandev, questa volta in versione ispiratore, anche lui tornato ai fasti del suo pedigree.

Il 3-1 è facile come completare un puzzle per bambini. Dopo poco dal fischio d’inizio Pandev trova la falla giusta per far passare il pallone, Cavani si avventa rapace, interno destro e “pelota” alle spalle di Handanovic.

L’Inter, inorgoglita, trova la forza per una reazione, Kovacic scambia con Alvarez, toccato in area da Zuniga. Per il direttore di gara è rigore. Lo stesso Alvarez batte De Sanctis, che pure aveva intuito. Dieci minuti di tempo ed è il Napoli, questa volta, beneficiario di un rigore. Pandev scatta sulla sinistra, evita con un tunnel

un avversario sta per evitare anche il secondo ma, nel frattempo, Zuniga è steso da Ranocchia. Penalty trasformato dal centravanti azzurro, rete numero 100 e pubblico in visibilio. Cavani è nella storia !

Il Napoli si tranquillizza, l’Inter non ha più birra. Ma c’è tempo ancora per un’emozione. Protagonista ancora il cannoniere uruguagio che parte da lontano, pallone ancora a Pandev, il macedone s’inventa un cross basso al bacio ed il Matador chiude il triangolo e firma la sua personale tripletta.

E allora “Un abbraccio, cento abbracci…i miei occhi, la mia bocca, e il mio cuore avrai da me”. I tifosi azzurri cantano il loro amore al cielo di Napoli ed è come se dedicassero al loro beniamino queste dolci note senza tempo, come senza tempo sarà il ricordo questo calciatore uruguaiano nell’anima di chi vive per questi colori.

Lettura consigliata preferibilmente abbinando l’ascolto di questa canzone…

Nando Misuraca

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