Coppa Italia: dopo incertezze e frasi sibilline arriva la conferma definitiva. L’Olimpico di Roma ospiterà il match

Sembrava un match di tennis alla conquista del punto finale. Il presidente del Coni Gianni Petrucci e quello della Lega di A Maurizio Beretta si sono lanciati palle avvelenate dalla prima mattinata di ieri. Poi sono scese in campo le diplomazie (leggi il presidente della Juve Andrea Agnelli) e i due si sono sentiti al telefono. Risultato: la finale di Coppa Italia si giocherà regolarmente all’Olimpico di Roma il 20 maggio. Ma che fatica!
 Corto circuito Dopo il silenzio di Beretta di lunedì, che strideva con l’estenuante polemica di DeLaurentiis sulla sede, Petrucci era andato giù pesante: «Stiamo pensando di non dare più la disponibilità dell’Olimpico». La replica di Beretta era tutt’altro che chiarificatrice: «Questo evento merita uno stadio che consenta al maggior numero di tifosi di assistervi». Durissima la controreplica di Petrucci: «Pensavo che la lettera di richiesta per l’utilizzo dello stadio e le riunioni svolte dalla Lega all’Olimpico fossero ufficiali. Beretta ha voluto mettere una toppa ma non s’è accorto che è rimasto il buco. A questo punto pensassero ad un altro stadio».

  Il presidente della Lega, probabilmente, aveva dimenticato la lettera d’invito a sua firma che era stata già inoltrata al capo dello Stato Giorgio Napolitano con tanto di risposta  per la finale «all’Olimpico». Fortuna che ci ha pensato Agnelli a ricordarglielo (lunedì aveva anche inviato un «simpatico» messaggio a Petrucci di auguri per le mille giunte Coni a dimostrazione di una rinnovata sintonia): «La Coppa Italia è definita da alcuni anni Coppa del Presidente della Repubblica, quindi è naturale che la sede della finale sia a Roma», avrebbe scritto sul sito ufficiale, a suggello della pace istituzionale stretta nel corso di una telefonata fatta da Beretta a Petrucci. «Voglio chiudere la porta a ogni equivoco. La finale si giocherà a Roma», le parole ultimative del n.1 della Serie A.

 Ieri, tuttavia, De Laurentiis non ha smesso di fomentare dubbi dichiarando sì di aver sempre pensato all’Olimpico ma sollevando problemi sull’obbligatorietà della tessera del tifoso («è una cosa inaudita, se le autorità non garantiscono la sicurezza io non vengo a giocare a Roma») e sulla capienza dell’Olimpico, che è di 72 mila posti contro gli 80 mila e passa del Meazza. Nell’ultimo incontro all’Osservatorio, per ottimizzare gli spazi e riservare alle finaliste 33 mila tagliandi a testa, si era deciso di dividere a metà lo stadio ma in verticale: Nord e Tevere al Napoli, Monte Mario e Sud alla Juve. Ora il Napoli non ci sta: mezza Tevere e mezza Monte Mario a testa. Ciò però taglierebbe 2 mila posti dovendo allestire un «cuscinetto» tra le tifoserie. Non è l’unica doglianza di De Laurentiis, che vorrebbe mettere in vendita i biglietti solo a inizio maggio e, se non eliminarla, porre un limite alla prelazione a favore dei possessori della tessera del tifoso. Perché? Pare che tema il boicottaggio delle partite di campionato da parte degli ultrà.

 La chiosa è del presidente Figc Giancarlo Abete: «Una brutta pagina scritta dalla Lega che per fortuna è stata superata. Leggendo l’ordine del giorno dell’assemblea di lunedì (il riferimento è al ricorso di Lotito, ndr), speriamo che non se ne aggiunga un’altra». Post scriptum: tre anni fa l’Olimpico ospitò la finale di Champions e l’Uefa mise a disposizione dei club 20 mila tagliandi a testa. Chi erano? Barcellona e Manchester United, le squadre col maggior numero di tifosi nel mondo. Ma nessuna delle due si lamentò.

fonte: Gazzetta dello Sport

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