GRAFICO – Diversi ma in fondo simili. Sarri e Di Francesco a confronto, tecnici al servizio di un’idea

Guidati da un’idea, perché il calcio può, in alcuni casi deve, piegarsi alla volontà degli allenatori di delineare un’impronta decisa al proprio modo di intendere il gioco. Deus ex machina a tirare le fila degli interpreti in campo, a fare la differenza – certo – sono poi i singoli, ma spesso è il manico a incidere in maniera decisiva, inutile nasconderlo. Maurizio Sarri ed Eusebio Di Francesco, diversi per accezione – sacchiano di ferro forgiato da innumerevoli variazioni sul tema il primo, zemaniano capace di mutuare nel tempo l’ispirazione a pragmaticità ed attualità il secondo – e background, ma in fondo simili, tanto simili. Diversi, dicevamo, per esperienze pregresse sul rettengolo di gioco; perché l’attuale allenatore giallorosso – sebbene figlio di un’importante gavetta in panchina – parte da una carriera da calciatore a buonissimi livelli, con l’apice proprio sulla sponda giallorossa del Tevere con il maestro boemo in panca.

Simili perché è la volontà di fare il proprio gioco, in qualsiasi contesto, a qualsiasi livello, il fulcro del loro essere tecnici. Insegnanti e non selezionatori, fedeli a una linea consapevoli delle difficoltà, che con le dovute proporzioni non sono mancate nella carriera di entrambi. Uniti dalla stima del patron azzurro Aurelio De Laurentiis, che il lavoro di Di Francesco l’ha sviscerato, apprezzato, fin dai primi anni a Sassuolo, una valutazione per il dopo Benitez, nulla di più, un profilo vagliato prima della folgorazione sulla via di Figline Valdarno. Stima riproposta a margine dei giorni che procedono una sfida importante, 90 minuti che peseranno velleità e prerogative stagionali: “Mi ha sorpreso favorevolmente la capacità di Di Francesco nell’essere subito pronto ad allenare in una piazza esigente come quella di Roma. Nonostante la cessione di giocatori importanti come Salah e Ruediger ha dato in poco tempo identità e duttilità tattica alla squadra“. Il rapporto tra De Laurentiis e Sarri è storia del recente passato, presente, e futura, perché no. In attesa che tutte le pagine di questa stagione dispieghino prospettive, certezze e sorprese. Due tecnici, inoltre, legati da una serie di sfide, nove per la precisione, che hanno scandito tappe importanti della loro carriera. Dai campi della Lega Pro alla A, sempre all’insegna dell’equilibrio.

 

I PRECEDENTI

Nove i precedenti tra i due tecnici: 3 vittorie a testa e 3 pareggi. Equilibrio.

 

Dalla doppietta di De Giorgio alla zampata di Mazzitelli. Dal 21 dicembre del 2008 al Biondi di Lanciano al Mapei Stadium di Reggio Emilia il 23 aprile scorso. L’ultimo stop, finì 2-2 nel finale con gli emiliani che spensero molte delle ambizioni azzurre verso la seconda piazza. Da allora l’orchestra di Sarri è mutata in rullo compressore, 12 vittorie consecutive a cavallo dei due campionati. Dalle incertezze della terza serie – entrambi non conclusero il campionato sulle rispettive panchine – alle soddisfazioni nell’elité del calcio del belpaese. Un head-to-head all’insegna dell’equilibrio, 3 vittorie appannaggio del tecnico partenopeo, 3 vittorie per Di Francesco e tre pareggi. Ma, se possibile, le maggiori difficoltà nello scontro diretto Sarri le ha vissute proprio sulla panchina azzurra, a dispetto di una differenza di organico indubbiamente a vantaggio dell’ex tecnico empolese. Fu proprio Di Francesco a battezzare la sua esperienza alle pendici del Vesuvio, e da allora ogni sfida è sempre stata caratterizzata da un’impronta precisa a fiaccare idee e prospettive dell’undici di Sarri. E, talvolta, un pizzico di malasorte a fare da contorno, come in occasione dell’ultima gara al San Paolo in cui l’unico guizzo degli emiliani, di Defrel, pareggiò i conti allo scadere di una gara assolutamente dominata dai padroni di casa.

Pressing asfissiante, densità a metà campo quasi a dare il la a confronti diretti in ogni zona del rettangolo di gioco, linee di passaggio come obiettivo costante in fase di non possesso per poi far male con ripartenze brucianti. Difficoltà alle quali solo in un caso, nel gennaio del 2016, il Napoli è riuscito ad avere la meglio sui neroverdi. E grazie a due prodezze di Higuain in una gara aperta fino al 90′ di gioco. Sabato, quindi, una vera e propria prova del nove. Il miglior modo per testare la crescita definitiva di un gruppo che incanta ininterrotamente da quasi un anno, senza sosta. Una diretta concorrente in un ottimo momento di forma, il miglior modo, insomma, per dare inizio ad un ciclo terribile al termine del quale le prime somme del campionato che verrà cominceranno a presentare il conto.

Edoardo Brancaccio

 

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