Le pagelle di Lazio-Napoli: Mertens è magia, intuizione. Jorginho alla distanza, Hamsik in crescita. Maggio e Reina…

Reina 6: Al quarto d’ora il pubblico di fede biancoceleste esplode, ma senza motivo: su Immobile in uscita è felino. Palla e non gamba. Sul gol di De Vrij ci prova e viene anticipato sul tempo dell’intervento. Ma il centrale olandese è lasciato colpevolmente solo dalla retroguardia azzurra. Nel primo tempo una linea spesso in difficoltà lo costringe agli straordinari, sempre in uscita. Seconda frazione di gara da spettatore, o quasi.

Maggio 6,5: La maglia da titolare è attestato di stima importante. Meno incline a cercare il fondo, bada soprattutto alla sostanza tenendo bene botta sulla fascia di competenza, attento in anticipo e chiusura, con alcune diagonali pregevoli. Chiude da capitano.

Albiol 6,5: De Vrij rientrerebbe nella sua competenza, in concomitanza con Ghoulam. Come il resto del gruppo emerge alla distanza, nel primo tempo i tempi d’intervento e la guida della linea difensiva non sono i soliti. Decisivo in occasione del pari con un inserimento perfetto. Secondi 45′ da padrone assoluto.

Koulibaly 6,5: La sfida dell’Olimpico gli offre come portata principale il centravanti della Nazionale in uno stato di grazia assoluto. Parte bene ma alla mezz’ora Immobile scappa via e la chiusura del franco-senegalese è tutt’altro che impeccabile, anzi. E le sfuriate dell’attaccante non finiscono lì, con patemi annessi. La zampata però la mette tutta, nel momento più complesso, ribaltando una gara dall’alto coefficiente di difficoltà.

Ghoulam 6: A denti stretti per un tempo, osserva il movimento di De Vrij sul vantaggio avversario. Alla distanza torna a gestire l’out mancino in sicurezza, dando il meglio in entrambe le fasi.

Allan 6,5: Il primo tempo è una battaglia a metà campo dove il carioca non abbassa mai la testa. Ci mette gamba e predisiposizione verdeoro, con un paio di giocate da stropicciarsi gli occhi. Nella ripresa spacca spesso in due la mediana di Inzaghi con le sue ripartenze brucianti. Indispensabile.

Jorginho 7: Per un tempo manca il solito ritmo nel cuore del gioco impartito dal regista azzurro. La chiave in un pressing  feroce che la mediana laziale interpreta come un dogma. Nella ripresa la musica cambia radicalmente, e il livello della prestazione del regista di Imbituba progredisce con costanza, fino a vederlo salire in cattedra in quell’assolo rappresentato da una seconda frazione di gara al cospetto di un avversario che lentamente issa bandiera bianca. Dal dischetto è una sentenza.

Hamsik 6,5: Segnali di ripresa contro il Benevento, la squadra di Inzaghi come nuova tappa di un percorso verso la migliore condizione. Punto di riferimento in mezzo al campo, soffre per un tempo per poi dominare, gestendo la consueta importante mole di palloni. I tempi d’inserimento sull’intuizione di Mertens sono quelli dei tempi migliori, non l’esecuzione che finisce per infrangersi sul montante. Suo l’assist per Callejon che sancisce il sorpasso.

(Dal 74′ Zielinski s.v.)

Callejon 7: Radu e Lulic disegnano una morsa in cui lo spagnolo riesce a districarsi a fatica, sul lato opposto la musica cambia, eccome. Prima Strakosha gli nega il pari, anche se il 7 partenopeo è leggermente in off-side. Ad inizio ripresa accarezza l’appoggio di Hamsik e batte a rete col mancino chiudendo il cerchio di un uno/due devastante.

(Dall’87’ Rog s.v.)

Mertens 8: Fuoriclasse, nella definizione più autentica. Una gara complessa, ben studiata dagli avversari, poco campo a disposizione in cui disegnare il proprio calcio. Poi basta un attimo, l’ispirazione a cui si affida chi non è come gli altri, cerca lo straordinario, ma con naturalezza. Caparbietà, tanta, nel recuperare il pallone sull’uscita di Strakosha, poi un destro che è magia: una parabola dolce e tagliata che s’insacca da posizione quasi impossibile. Media gol pazzesca, lavoro al servizio della squadra in fase offensiva e difensiva. Mostruoso. E dire che c’è qualcuno che in diretta tv ne discuteva lo status di campione, il consiglio è di dedicarsi, per davvero, ad un epilogo di carriera da dimenticare.

(Dall’80 Milik s.v.)

Insigne 6,5: Non timbra il cartellino, ma va bene così. Mette tutto in campo, spirito e giocate. Strakosha impatta su un suo destro da fuori con il miglior intervento della serata. Crea insidie nella trequarti avversaria senza mai rinunciare al supporto ai compagni, preziosissimo in fase di non possesso.

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