Non sono dei brocchi, Ancelotti ha la rosa più forte dell’era De Laurentiis. Ma perché hanno dimenticato come si gioca?

Prima era solo un sentore, con il passare dei minuti di ogni singola partita la verità è stata sbattuta in faccia un po’ a tutti. Così, senza possibilità di appelli né il beneficio del dubbio: il Napoli ha più di qualche problema. E Torino è una sentenza spietata, dopo quattro partite in cui di luci non se ne sono viste.

IL NAPOLI HA PERSO LA BUSSOLA

Tutti imputati di un processo per direttissima con condanna quasi certa. La pancia del tifoso spesso può portare a sbagliarsi, ma le sensazioni sul Napoli oggi sembrano tutte giuste e condivisibili. Sì, il Napoli ha perso la bussola. Sì, il Napoli non ha la verve, il Napoli è vittima di un equivoco tattico, non s’impegna in campo e via così.

Epperò non è, la truppa che tanto sembra un esercito allo sbaraglio, scarsa. Nella babele dei giudizi anche cozzanti, si tende a catturare tutti i pesci nella rete delle critiche. Eppure i valori tecnici e qualitativi di questo Napoli sono insindacabili, idem per la profondità della rosa. A parte una coperta non lunghissima in mezzo al campo, Ancelotti ha armi in ogni dove e diversità di caratteristiche e soluzioni, pur con una qualità che resta altissima.

No, quelli in maglia azzurra non sono brocchi e persino Lozano, che pur una scossa dovrebbe darsela, non è ancora imputabile. Perché, allora, di colpo hanno dimenticato come si gioca?

L’EQUIVOCO TATTICO E LE MOTIVAZIONI

L’equivoco tattico, in primis, quello di un Napoli multiforme, malleabile e modificabile a seconda dell’incedere della partita. Non funziona. Il vecchio Napoli, chiaro e codificato, faceva una sola cosa eppur la svolgeva egregiamente. Forse – lungi da noi ergerci a depositari di qualsiasi verità – la ricerca di più identità in campo, dell’universalità che tanto sembrava una buona idea, rischia di creare solo confusione.

Quanto pesa, poi, l’assenza di motivazioni e di ambizioni verso un reale obiettivo? Facile per ogni calciatore costruirsi le proprie motivazioni contro il Liverpool, più difficile tenerle alte per quaranta partite e oltre. Quando si fa fatica a giocare bene al calcio, ad una squadra famelica quanto forte basta un guizzo, un sussulto, una fiammata, una giocata di un singolo, un po’ di mordente. Tutto ciò che invece produce il Napoli nel noioso pomeriggio di Torino è un colpo di testa debole di Llorente.

LA SOLUZIONE: I SENATORI

Dove riparti in casi del genere? Dai senatori, innanzitutto. Lavorare sulla testa di Mertens, Callejon, Insigne, Koulibaly e Allan è necessario per infondere nuove motivazioni a tutto il gruppo. Per risolvere l’equivoco tattico servirà tutt’altro, ma almeno torneranno la grinta, le fiammate e magari qualche giocata pregevole a spezzare la noia.

Vittorio Perrone
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