Abbonamenti, un invito a riempire il San Paolo d’amore: ora bisogna rispondere presenti

La presentazione della campagna abbonamenti della prossima stagione rappresenta l’inizio di un nuovo legame che la società vuole stringere con i suoi tifosi. Un vero e proprio invito a mettere la parola fine all’acredine degli ultimi anni, abolendo qualsiasi tipo di scusa: stadio fatiscente, mancanza dei bagni adeguati, prezzi alti e chi più ne ha più ne metta.

Alcuni dati della campagna abbonamenti delle stagioni precedenti

L’anno scorso non ci fu nessuna campagna abbonamenti a causa delle problematiche relative ai lavori di ristrutturazione dell’impianto per le Universiadi 2019. Per non parlare, poi, dei dati relativi alla stagione 2017-2018 quando si registrò il peggior record di tesserati, occupando la penultima posizione tra le squadre di Serie A con le sole 5888 tessere. Peggio degli azzurri fu solo il Sassuolo, con 4800 abbonati.

E adesso, allora? Sarà la ventata di modernità del nuovo impianto di Fuorigrotta? Nulla lo esclude, di certo, ma già solo il fatto di avere uno stadio che rispecchi i tempi moderni, è un’ipotesi del tutto percorribile.

La campagna abbonamenti: un invito ad andare allo stadio

Ma non è solo questo, la società azzurra si sta rendendo conto che il tifoso napoletano ha bisogno di essere anche “coccolato”, perchè sa dare amore ma vuole anche riceverlo. Per questo motivo, detto fatto!

Per la prima volta si può dire che la campagna abbonamenti è più un invito a riempire lo Stadio d’amore e di calore piuttosto che un semplice voucher d’ingresso per tutte le 19 gare del campionato. Ancor di più se questo poi per almeno cinque partite è trasferibile ad una persona che abbia la fidelity card.

Ma il sintomo del cambiamento è la programmazione nel dettaglio di un listino prezzi per settore per ogni singola partita qualora non si avesse la possibilità di acquistare l’abbonamento.

Questa volta alla società non si può proprio recriminare nulla, bisogna solo rispondere presenti e alzare l’asticella di presenza come ai vecchi tempi. Certo, qualcuno potrebbe dire che quelli erano gli anni in cui il San Paolo era il tempio di Maradona, ma chi dice che non possa diventarlo nuovamente?

Martina Amitrano

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