A Firenze la prima senza Hamsik: scocca l’ora di Fabian Ruiz (e di un nuovo Napoli)

Il tempo di soprassedere è ormai giunto al termine: Marek Hamsik, con ogni probabilità e salvo colpi di scena da serie tv, andrà al Dalian Yifang entro martedì. E ciò che s’era detto la scorsa settimana, con le parole al miele e i ricordi visti e rivisti, beh, vale ancora. Hamsik se ne va, portando dietro di sé una vagonata d’affetto e una fetta di storia azzurra.

Ma tra gli strascichi di una settimana dolorosa contornata di feste d’addio, c’era una partita da preparare. E che partita! Un Fiorentina-Napoli che, dopo il 3-0 dello scorso anno, grida ancora vendetta. Quel 29 aprile Hamsik era lì, i tre cazzotti di Simeone al volto del Napoli gli impedirono probabilmente di alzare uno scudetto. Il rimpianto più grande di questi quasi dodici anni.

E quindi sì, c’è una partita. Non decisiva ai fini di una classifica che sembra scritta, ma tuttavia una gara d’alto profilo. Hamsik neppure è convocato, in settimana s’è allenato fino a ieri, fino a quando la trattativa con il Dalian non s’è prima interrotta e poi rimessa in piedi.

È la prima, di fatto, senza l’ormai ex capitano. E come previsto la sua eredità in cabina di regia sarà di Fabiàn Ruiz. Un nome, un calciatore, sì, ma non solo: un concetto. Il simbolo di un nuovo corso, il distacco tra il passato di Hamsik e il futuro di questo spagnolo ancora tutto da scoprire. Lì, in quella posizione, s’è egregiamente destreggiato contro la Lazio.

Perché ha rapidità di pensiero e esecuzione, ha una visione di gioco più che discreta, un sinistro di tutto rispetto e una capacità di verticalizzare degna di nota. Le qualità non mancano, ma l’eredità è pesante: di lui si fida Ancelotti, di lui si fidano i tifosi, a lui si affida la società per l’inaugurazione di un nuovo corso. È un simbolo, la nascita (che si completerà in estate) del primo vero Napoli di Ancelotti. Si parte da Firenze, un primo scoglio, una gara che dopo quel 29 aprile non avrà più lo stesso sapore. In una settimana difficile, che forse ha anche eclissato l’appuntamento di domani: chissà, forse è un bene.

Vittorio Perrone

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