Insigne, il capitano: l’ultimo step di una crescita costante. Ma ora serve la tempra del leader

Quel dubbio che l’accompagnava all’inizio è stato frantumato in pochi attimi. Nemo propheta in patria non vale per Lorenzo Insigne. Da quando è arrivato a 21 anni, dopo la gavetta dei prestiti tra Foggia e Pescara, è stato protagonista d’un crescendo ininterrotto. Forse frammentato giusto da qualche piccola critica, qualche fischio di troppo, qualche polemica quando c’era da rinnovare il contratto.

Però Lorenzo Insigne non s’è fermato. Anzi, ha continuato a crescere. Come uomo, sicuramente, nelle sembianze che ormai – con barba e maturità – non sono più quelle di un virgulto. È cresciuto nello spogliatoio, s’è affermato come senatore. Lui, cresciuto sotto l’egida dei De Sanctis, dei Cannavaro, degli Hamsik e dei Maggio.

L’ultimo step d’un crescendo di peso e importanza, l’ultimo gradino della consacrazione. Il primo dei senatori, il leader, il capitano. La domanda: è pronto?

Lorenzo Insigne riceverà la fascia di capitano da Marek Hamsik, in un passaggio di consegne ormai inevitabile. Affascina sicuramente l’idea di avere un capitano napoletano, un capopopolo. I dubbi, più che altro, sono sull’imposizione in campo da trascinatore. Devoto al progetto lo è, Lorenzo.

Profeta in patria, lui. Talvolta s’è paventata la riesumazione del numero 10. Forse un affronto troppo grande. Ma lui è napoletano, a lui – qualcosa in più – si può perdonare. Non solo: ora è il capitano del Napoli. Un sogno per chiunque dia i primi calci ad un pallone. Ora Insigne non rappresenta più sé stesso o la squadra: rappresenta, davvero, la città.

E cosa gli si chiede? Se l’attaccamento, la qualità, le prestazioni e i goal non mancano, cos’altro gli si può chiedere?

Personalità nei momenti delicati, quelli che contano: una caratteristica che, forse, è mancata anche a Marek Hamsik. La capacità di mantenere la calma, di indurire la tempra, quando le cose non girano. Quando spesso ci si scoraggia e si perde la fiducia nei propri mezzi: pazienza, Lorenzo.

Il resto è in divenire, un futuro roseo – o azzurro – in cui Lorenzo, in un modo o nell’altro, imparerà a fare il capitano. Chi l’ha detto che un capitano debba solo insegnare, e non – invece – imparare? Lo apprenderà da Albiol, da Callejon, da Koulibaly, dai vari leader che ancora sopravvivono all’addio di Hamsik. E poi sarà accolto da tutto lo spogliatoio: Lorenzo Insigne, il nuovo capitano del Napoli. Un napoletano. Profeta in patria, finalmente: che storia.

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