Un viaggio lungo dodici anni, un amore che non conosce confine

Fortuna averlo vissuto, tutti questi anni. Fortuna che, mentre qualcun altro si innamorava di campioni esibizionisti e, forse, poco umili, i tifosi azzurri si innamoravano di un vero, grande campione. Fortuna che esistono, in uno sport così, quelli come lui, e perché no, anche i tifosi che non si fermano al campo ma sanno guardare oltre, sanno scrutare gli occhi, il sorriso e la testa bassa. Sanno osservare l’umiltà, il pugno sul petto, l’amore e la purezza. Sanno riconoscere i veri “signori”, dentro e fuori dal campo. E fortuna che, ad ogni “Ma a che serve affezionarsi? Il calcio è così, calciatori e allenatori vanno e vengono” gli stessi tifosi hanno risposto “Sì, ma Hamsik è un’altra cosa”. Ecco. Marek è “Un’altra cosa”.

Marek è l’anima pulita. Marek è l’uomo dei record. Record di presenze e di reti, e se ne potrebbero elencare tutti i meriti ma, al di là di questi, è quello che ha detto: “Nella vita ho bisogno non solo di uno stipendio e di trofei, ho anche bisogno di sentire profondamente nella mia anima. Napoli mi ha dato questo ed io le sarò grato in eterno”. Marek è il cuore di un popolo. E, adesso che va via, per ogni tifoso è come se partisse “uno di casa” per un lungo viaggio. Si sa, quell’amico mancherà da morire. E Marekiaro infatti mancherà, mancherà a tutti quelli che hanno fatto di questa maglia un amore folle. Mancherà a quelli che lo hanno identificato con il solo e unico capitano. Perché è così, perché Marekiaro è un po’ come l’eroe dei cartoni animati dell’infanzia. Quello che, non importa quanti anni hai, lo guarderai sempre con gli occhi che ti brillano.

Perchè è lui che ha dimostrato il lato più limpido del calcio, è lui quello sempre rimasto fedele ad una promessa. Una promessa mantenuta anche se non sostenuta da troppi trofei. Lui che, anche senza la gioia dello scudetto, è comunque entrato nella storia. Ha accarezzato la sua cresta, ha urlato solamente per tifare ed esultare, e si è trasformato in una bandiera, di quelle tra le più pulite. Non è semplice diventare beniamino di un popolo che capisce subito se non lo ami, e invece Marek ha amato. Ha amato quando i gol erano suoi e lasciava la scena agli altri, ha amato quando è stato sostituito e a testa bassa ha camminato verso la panchina prendendosi gli applausi che un intero stadio gli dedicava. Ha amato quando non si è mai lamentato, quando non ha chiesto improvvisamente un aumento di ingaggio, quando non ha dato ultimatum. Ha amato restando nell’ombra pur brillando come una vera stella del calcio. Marek ha amato e c’è stato. C’è stato per la vittoria della Coppa Italia, per la prima qualificazione del Napoli in Europa, e quando tutti hanno cantato l’inno della Champions per la prima volta. C’è stato. E che questa partenza non sembri un tradimento, ma solo una promessa d’amore eterno, oltre ogni confine geografico, al di là di ogni scelta.

Adesso però vai, Marek. Vai dove il tuo cuore desidera. Perché è giusto che sia così. Tanto gli azzurri lo sanno, capitano, lo sanno bene che potresti andare anche in capo al mondo, ma l’eco dell’amore che vi ha unito per 12 lunghi anni, lo sentirai per sempre forte nell’anima. E magari chissà, forse un giorno tu e il tuo popolo vi ritroverete. Buon viaggio, 17.

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Alessandra Santoro

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