Arrivederci Marek. Napoli saluta il capitano dei capitani

Qualche tuono in lontananza c’era già stato ma l’addio a Marek Hamsik resta un fulmine a ciel sereno, una ferita nel cuore dei tifosi azzurri che difficilmente si risanerà in breve tempo. Ieri contro la Sampdoria, il capitano dei capitani, senza alcun preavviso, senza nessuna dichiarazione da parte della società (tranne Ancelotti a fine partita ndr.) ha disputato probabilmente la sua ultima partita in maglia azzurra.

Un addio quasi mortificante per quello che è stato, che è e che sarà Marek Hamsik per il Napoli. Un San Paolo semi deserto ha salutato per l’ultima volta il suo capitano che per 12 stagioni con la cresta sempre alta ha portato in alto il nome di Napoli e del Napoli nel mondo.

UN ADDIO A MODO SUO

Hamsik ha lasciato il Vesuvio senza proclami, senza grandi saluti, quasi in punta di piedi con un applauso ai compagni ed un accennato tocco sullo stemma della maglia azzurra. Quella maglia che per 12 stagioni e per sempre sarà la sua maglia. Se n’è andato com’è arrivato il numero diciassette. Nel lontano 2007, Pierpaolo Marino, lo portò a Napoli dal Brescia senza troppi proclami insieme al Pocho Lavezzi tra la totale indifferenza della piazza e con qualche critica per l’acquisto di due semisconosciuti per affrontare il primo anno di Serie A dopo la rifondazione. Appena ventenne il giovane slovacco però ci mise poco a conquistare il cuore del tifo partenopeo.

L’INIZIO, IL RECORD, LA FINE

Campionato di Serie A 2007/08 terza giornata, si gioca, manco a dirlo, Napoli-Sampdoria. Nessuno lo sa ma questa sfida segnerà in diversi modi ed in diversi momenti la storia tra il pubblico partenopeo e questo ragazzo un po’ mingherlino venuto dalla Slovacchia. Proprio in questa partita è ufficialmente nata la grande storia d’amore di una grande bandiera, una delle ultime del calcio moderno, checché se ne dica. Tocco di spalla di Lavezzi per Hamsik che serve Zalayeta e corre verso l’area di rigore. Il colombiano serve nuovamente il diciassette e completa la triangolazione. Hamsik controlla, finta il tiro con il destro, salta secco Sala ed incrocia con il sinistro sul secondo palo. CHE GOL! Dopo quello ne seguiranno altri 120. Lo scorso anno sempre contro i doriani arrivò il numero 116, grazie al quale è diventato il marcatore all time in maglia azzurra superando il Dio del calcio.

UNA STORIA VERA, FATTA DI ALTI E BASSI

Non è sempre stato tutto rosa e fiori però. Come tutte le grandi storie d’amore, per essere davvero tali si deve passare attraverso le difficoltà e la storia del Napoli ed Hamsik ne ha affrontate diverse.

Non solo momenti di gioia, di gloria e d’amore dunque ma anche tante critiche e tenti scetticismi lo hanno accompagnato in questo lungo percorso. Gli anni peggiori senza dubbio quelli di Benitez. Il biennio dello spagnolo è stato duro da digerire per il capitano. Due anni di continue sostituzioni, di difficoltà tattiche, di critiche da parte del pubblico e anche qualche panchina stavano per allontanare lo slovacco dalla sua Napoli ma ancora una volta il capitano preferì restare e resistere e continuare la sua avventura in maglia azzurra.

QUESTA VOLTA DEVE ANDARE

Nel corso degli anni le tentazioni sono state tante ma fino ad oggi i soldi e le potenziali vittorie con altre maglie non lo avevano allontanato dalla sua Napoli, dalla sua dimensione a Castel Volturno, dalla sua squadra. Milan, Inter, Juventus, Chelsea e tantissime altre. Non si contano le pretendenti, ma la risposta alla fine è sempre stata la stessa, no grazie. Questa volta però qualcosa è andato diversamente.

Dopo aver rinunciato a tanto per questa maglia, ad una carriera probabilmente più brillante costellata di vittorie e contratti astronomici stavolta Marek non può rifiutare deve andare.

Alla soglia dei 32 anni, un contratto triennale da 9 milioni di euro a stagione sono difficili da rifiutare e la tentazione cinese è da mesi che spinge insieme a parte della sua famiglia che vorrebbe vederlo lì. Tutto vero, tutto giusto, ma i tempi dell’operazione sono da dimenticare e questo va detto. Più di una tirata d’orecchio andrebbe fatta a lui ed alla società per aver chiuso un operazione del genere a mercato chiuso e senza avvisare i tifosi.

SOLO UN ARRIVEDERCI

Non può essere un addio. Non può finire così e la speranza di tutti i tifosi azzurri è che non finirà così. Dodici stagioni non possono passare così, sotto traccia, senza un saluto degno di quello che è a tutti gli effetti il record men assoluto del Napoli. Dal 2007 ad oggi 520 partite, 121 goal, due Coppe Italia ed una Super Coppa italiana.

Napoli merita di salutarlo e lui merita l’ultimo abbraccio della sua gente. Non può essere un addio, torna presto Capitano, vieniti a prendere l’abbraccio della tua gente, vieniti a prendere il giusto tributo, il San Paolo pieno con 50mila tifosi in lacrime che urlano il tuo nome.

Che sia un arrivederci, magari tra qualche anno, magari con un ruolo in società o anche solo per una partita d’addio che forse il destino o forse la poca delicatezza di una società che, in certi momenti, dimostra di essere troppo lontana dal cuore dei tifosi non ti hanno permesso di avere.

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ILARIO COVINO

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