Chiariello racconta: “Urlavano ‘tibia e perone’ a mio figlio, li ho presi per le orecchie! Il calcio è malato dalle radici”

Tramite il proprio profilo Facebook, il giornalista di Canale 21 Umberto Chiariello ha raccontato un episodio spiacevole avvenuto durante una partita di calcio a cui ha assistito. Si legge:

“IL CALCIO È MALATO ALLE RADICI

Vi racconto una storia di ordinaria follia accaduta ieri e che mi ha visto protagonista mio malgrado.

Porto mio figlio Giorgio a giocare con l’Under 18 dell’Internapoli (lui gioca in porta sotto età non avendo sedici anni) allo storico campo Denza a Posillipo, dove trovo vecchi amici, accoglienza fantastica e Paolo Specchia che continua ad insegnare calcio ai giovani.
Mi accomodo in tribuna con Paolo e chiacchieriamo amabilmente.
Ambiente tranquillo, signorile, qualche botto (residuo di fine anno), primo tempo 2-0 per i ragazzi di Mister Lucio Nugnes, i “miei” ragazzi.
Nella ripresa la partita scivola tranquilla quando a poco dalla fine i posillipini accorciano e riaprono la partita, che si fa agonisticamente accesa ma molto corretta, diretta splendidamente da un arbitro di livello superiore.
Ad un certo punto da un gruppo di ragazzi, supporters della squadra di casa, sento levare un grido di incitamento: “Tibia e perone, tibia e perone’”.
Realizzo che qualche imbecille sta incitando alla violenza, ad intervenire duro sui compagni di mio figlio.
Mi volto e vedo che sono minori.
Urlo loro come una belva che non si dice, mi rispondono in malo modo, e continuano.
Mi butto per le scale rincorso da Paolo Specchia, afferro il più facinoroso per le orecchie e gli dico: “vieni con me che ti denuncio!”
Devo aver urlato come un pazzo, perché mi ha sentito mio figlio in campo.
Mi fermano, mi danno ragione ma mi invitano a soprassedere, mentre il ragazzo fa spallucce e dice: denunciami, tanto mio padre è magistrato!
Bella roba! Mi viene da pensare: da chi dobbiamo essere giudicati se alleva un figlio così…
Nel frattempo i mei ragazzi fanno altri 2 gol nel finale e vincono 4-1.
Io con molta più calma vado dal ragazzo dei cori e gli spiego che se in campo ci fosse suo fratello a cui gli spaccano tibia e perone, cosa avrebbe pensato? Lui si schermisce dicendo: “ma io stavo scherzando! Vabbè, ho sbagliato”.
Ha la faccia del ragazzo per bene, purtroppo la mancanza di valori di questa società non gli fa capire che certe cose non si dicono manco per scherzo.
Gli faccio una carezza, e la finisco lì dicendogli: “tibia e perone non si dice, d’accordo?”
Lui annuisce, ma da dietro un altro ragazzino aggiunge: “d’accordo, ma a Higuain sì!”
Non ce la posso fare, ridono tutti, ma io a Gonzalo voglio ancora bene, non toccate “o traditore”.
Lo sport è rispetto, rispetta lo sport! Vale per tutti, pure per il Pipita”.

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