“Noi non siamo napoletani”, ma Ancelotti sì. E ha già lanciato la battaglia ai razzisti

Che poi, in fin dei conti, la cosa peggiore è quando ci fai l’abitudine. Quando quei cori proprio non ti scalfiscono più. Tanto sono all’ordine del giorno: li cantano ovunque, li canteranno per sempre. E allora fingi di disinteressarti, lo ripeti come un leitmotiv. Beh, d’altronde sentirsi augurare la morte per una calamità naturale non è esattamente un toccasana. Nè “usa il sapone”, “colerosi” e le tante, troppe ingiurie che piovono dagli spalti di tutti gli impianti di Italia.

LA BATTAGLIA DI CARLO

E intanto c’è chi sente e chi fa finta di non sentire, chi scrolla le spalle e chi finge di punire. E in genere i carnefici se la cavano sempre con una pacca sulla spalla e una ramanzina neppure troppo severa. La questione dei cori di matrice territoriale, come son soliti chiamarli ai piani alti, è una piaga che declassare a “goliardia” non rende meno grave. Per troppi anni si è fatto finta di niente, ora è il momento che qualcosa cambi.

L’avvento di Ancelotti sulla panchina del Napoli ha stravolto un po’ di cose. Lui, napoletano ormai d’adozione, mica ci ha fatto l’abitudine, a quei cori: quelle parole scalfiscono ancora la sua corazza. E ha intenzione di alzare la voce, di sollevare i decibel più in alto dei razzisti. Per davvero, non con i finti provvedimenti, i 10 mila euro di multa che sono una formalità per le società e un invito a proseguire per i “coristi”.

Supportato dal Napoli, Carlo ha lanciato il monito: “Chiederemo di sospendere la partita”. Una decisione forte: i calciatori non faranno più finta di niente. Il primo episodio, tra l’altro, potrebbe verificarsi già lunedì: dalla curva dell’Atalanta hanno messo in chiaro le cose. Non smetteranno di cantare. Non sono napoletani, dicono. Carlo, invece, lo è. Ed è pronto a lanciare la sua battaglia.

PRIMA SARRI, ORA ANCELOTTI

Anche Sarri, prima di lui, aveva tentato: stigmatizzando, dapprima. Poi con un gesto molto più forte, un dito medio ai tifosi della Juventus. In ambito comunicativo, Maurizio, stentava. Quella, invece, è la forza di Ancelotti. Uno che è amato quasi da tutti e probabilmente più propenso e abituato a farsi prendere in considerazione dagli ambienti del potere. E non è un caso che dalla FIGC sia arrivata già la prima presa di posizione. Il presidente Gravina si è allineato: “Siamo pronti a sospendere le partite”. 

Eppure.

Sì, c’è un eppure.

TRA IL DIRE E IL FARE…

Eppure per i cori in Udinese-Roma (Vesuvio lavali col fuoco) e Juventus-Spal (Napoli usa il sapone) i provvedimenti sono stati estremamente morbidi: 15 mila euro per la Juventus, 10 mila per la Roma. Altro che la sospensione delle partite. D’altronde l’unico a prendere una decisione così drastica è stato Gavillucci (Sampdoria-Napoli) : oggi, in Serie A, per altri motivi, il suo nome non figura più.

Sarà una strada lunga e tortuosa: d’altronde tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Ma se finalmente la piaga dovesse essere sconfitta, Carlo Ancelotti – napoletano d’adozione – potrà festeggiare la sua vittoria più bella.

Vittorio Perrone
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