Napoli, quanto ancora si deve aspettare per alzare l’asticella?

Andare a Torino ed imporre per 30 minuti il proprio gioco è sinonimo di crescita da parte del Napoli. Eppure, finire il match sul 3-1 per la Juventus, è anche il segnale di un retaggio passato che stenta a voler andare via. Un passato, quello azzurri, che sicuramente non ha mai detto bene. Specialmente a Torino ad eccezione dello scorso anno, quando il livello di maturità sembrava essere a pieno compimento verso il raggiungimento della vetta più alta.

Avete presente il gioco del pugno contro l’asticella? Quanto più è forte il pugno, tanto più l’asticella si alza fino ad arrivare ai 100 punti. Qual è stata la forza che la squadra di Carlo Ancelotti ha impresso? Dunque la domanda viene d’obbligo: dopo questa partita, il Napoli ha la forza di poter competere veramente con i bianconeri? È tutto in work in progress, verrebbe da dire. Di sicuro il merito dell’allenatore emiliano va riconosciuto nell’aver dato alla squadra una forma mentis diversa e lo si è visto nell’approccio alle partite, drasticamente cambiato rispetto alle difficoltà riscontrate nelle prime giornate.

È la forza di una grande squadra, allora, che stenta ad emergere. La forza di chi, nonostante il vantaggio, continua a giocare come se fosse ancora sullo 0-0. La forza intesa come concentrazione ed abnegazione da parte di tutti e non solo di alcuni, la forza intesa come voglia di dimostrare che il distacco dalla prima in classifica non è così netto come si potrebbe pensare. E invece è veramente così, perché la Juventus, nonostante non abbia fatto una delle sue migliori prestazioni, ha vinto meritatamente, grazie alla capacità dei singoli di mettersi al servizio della squadra e cercare di ribaltare le sorti di una partita che stava andando in altro verso. Come lo stesso Bonucci ha affermato: “ Quando ti chiami Juventus non puoi non vincere”. Ecco spiegato. E il Napoli?

Il Napoli invece si è abbandonato agli errori dei singoli, Hamsik più di tutti. Da lui ci si aspetta sempre la prestazione di carattere, ma ancora una volta ha dato l’impressione che il ruolo da regista non è fatto su misura per lui. Troppi i passaggi sbagliati, le palle perse e non recuperate. È mancata la sua intelligenza tattica, nel capire quando è il momento di ergersi a campione e fare cambi di gioco o passaggi eccellenti o intuizioni nello specchio. Niente di tutto questo, nascondersi ieri è stata la sua scelta. Delle cinque partite da lui giocate cinque sono i tiri totali (esclusi i ribattuti) ed uno nello specchio. Così come la difesa. Gli esterni Hysaj e Mario Rui, rei di aver compromesso il risultato. L’uno con una prestazione incolore, l’altro per superficialità sua e complicità dell’arbitro. Se si aggiunge poi che nella partita migliore di Ospina sono arrivati tre gol, per un totale in queste prime sette giornate di 10 gol subiti per una media di 1,4 gol subiti a partita, allora si percepisce che l’asticella non riesce proprio ad arrivare in alto.

Inutile dire, ora come ora, che il campionato è aperto. Non è a questo che il Napoli deve guardare, perché è scontato e banale. Il problema risiede nel fatto che ancora una volta gli azzurri hanno perso l’occasione di diventare la prima e unica vera antagonista della Juventus, mostrandosi ancora incapaci di imporre  la propria forza, abbandonandosi ai propri errori, per giunta evitabili.

Ma quanto ancora si deve aspettare una dichiarazione di forza come quella detta da Bonucci, nel post partita? Ad Ancelotti e il suo Napoli l’arduo compito.

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