GdS – Lippi: “Non c’è paragone tra Allegri e Ancelotti. La Juventus non mi ha sorpreso, il Napoli sì e quindi…”

Marcello Lippi, ex allenatore della Juventus e del Napoli, tra le tante squadre, ha rilasciato alcune dichiarazioni a La Gazzetta dello Sport, in vista del big match di domani proprio tra i bianconeri e i partenopei. Ecco cosa ha detto in merito alla sfida tra Ancelotti e Allegri:

Che cosa è successo rispetto all’ultimo campionato?

“La Juve ha cambiato poco, a parte l’arrivo clamoroso di CR7. Il Napoli è lo stesso ma con un allenatore nuovo. E il cambio si sente. In due mesi Ancelotti ha fatto un lavoro intelligente, unico”.

Cioè?

“Ha mantenuto tutte le qualità della gestione precedente di Sarri, ma aggiunto la sua cultu­ra, l’esperienza, la varietà tec­nico­-tattica, la psicologia. Il Na­poli è forte come prima, però gioca con due ­tre sistemi diver­si ed è più imprevedibile”.

Lei sostiene che Ancelotti è il miglior tecnico al mondo.

“Perché ha espe­rienze vincenti ad altissimo li­vello sia da gio­catore sia da al­lenatore. Ha vi­sto, affrontato e superato tutto. Ed è ancora rela­tivamente giova­ne”.

D’altra parte era impossibile mantenere il Napoli di Sarri senza Sarri…
“Sarri non faceva turnover per scelta: era alla ricerca di sincro­nismi esasperati, direi perfetti, cambiare avrebbe significato complicarsi la vita. Ancelotti sta facendo girare tutta la rosa, sta cambiando sistema e si ri­troverà giocatori anche meno stanchi”.

Se Ancelotti è il migliore, Allegri è sulla buona strada?

Proprio così. Ancelotti ha vin­to più Champions e più cam­pionati europei, non è paragonabile. Ma Allegri comincia a essere tra i numeri uno: la sua crescita è stata pari a quella della Juve. Fino a qualche anno fa dicevo che in Europa c’erano due ­tre squadre, Real, Barça, Bayern, irraggiungibili, e la Ju­ve tra le inseguitrici. Come di­mostrato dalle finali perse. Og­gi invece è entrata in quel grup­po ristretto grazie anche al tec­nico”.

Che, parole sue, le somiglia…

“La toscanità. La Juve a 46 an­ni. L’aver vinto lo scudetto alla prima stagione con una gran­de, io in bianconero lui al Mi­lan. Se poi ci sono altre analo­gie non devo dirlo io…».

Una è conclamata: la bravura nel leggere la partita dalla panchina.

“Sono d’accordo. Una bravura facilitata dalla ricchezza unica dell’organico che consente tan­te scelte”.

Sacchi ha detto che, presi individualmente, forse non c’è uno del Napoli superiore a uno della Juve. Ma poi…

“Il vero problema del Napoli è stato trovarsi la Juve davanti. Sarri ha fatto cose straordina­rie ma la Juve era lì”.

Di solito Allegri “incartava” Sarri. E domani?

“La realtà è che il Napoli gio­cava benissimo ma non cam­biava mai. Anche se il centra­vanti era Milik invece di Mer­tens, la manovra prevedeva uno­-due, triangolazioni stret­te e palla bassa. Qualche cross alto non avrebbe guastato. Pe­rò l’ultimo confronto l’ha vinto il Napoli”.

In Europa non è la stessa cosa: il Napoli ha sofferto anche con la Stella Rossa, la Juve ha vinto a Valencia.

“Questa è l’abitudine a giocare ad altissimo livello in campo in­ ternazionale. Ma la nuova me­todologia di Ancelotti porterà risultati anche qui”.

Hamsik può fare il play basso?

“Se Carlo ci sta tentando deve aver intuito i presupposti. Ci vorrà tempo”.

Più facile con Insigne centrale o seconda punta.

“Questo è un lavoro molto inte­ressante: il 4­4­2 del Napoli è particolare, più coperto a destra, dove Callejon dà equili­brio, e più offensivo a sinistra. Ma molto vario. Zielinski si ac­centra per dare spazio all’ester­no. Lui, Insigne e Milik si scam­biano posizione, tagliano, non sono facilmente controllabili. Un Insigne così diventa molto utile anche per Mancini”.

Come finirà Juve-Napoli?

“Impossibile dirlo. La Juve non mi ha sorpreso, il Napoli un po’ sì, ma può succedere di tutto. Certo, pochi giorni dopo, la partita di Ancelotti in Cham­pions è più complicata”.

E le altre? Sono già fuori?

“Calma, c’è tempo. All’Inter di recente è girata bene, ma deve crescere in autostima: una qua­lità che un po’ manca. I primi risultati hanno creato sfiducia nella Roma, ma i giocatori forti ci sono, penso a Cristante, Pel­legrini e Kluivert. Il Milan ha momenti di grande qualità e amnesie, ma Rino riuscirà a tra­smettere le qualità tecniche e umane che ha. Non ho dubbi”.

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