De Laurentiis: “Sarri, vedremo come andrà. Per il San Paolo disposto a tutto, basta coi burocrati! Mi offendo se mi chiamano romano perché…”

Aurelio De Laurentiis è intervenuto a margine del diciannovesimo convegno dei Giovani Imprenditori Edili ANCE, a Napoli. Nel suo intervento il patron ha parlato, chiaramente, anche di calcio.

Queste le parole riportate dai colleghi di Calcio&Finanza: “Mi piacerebbe cancellare la Champions e fare un campionato europeo. Un campionato europeo – ha affermato – con le 20 squadre che hanno fatto meglio, con gironi di andata e ritorno e partite da giocare il mercoledì e il giovedì. Mentre il sabato e la domenica – ha concluso il patron azzurro – si giocherebbero i campionati nazionali. Pensate che bello avere dal martedì al giovedì la competizione in Europa e il sabato e la domenica quella nazionale. Però quest’ultima non può essere con 20 squadre, non si può fare. Se la Lega di Serie A proverà prossimamente a ridurre il numero di club? Vi dico questo, con Lotito c’è una sola divergenza: entrambi vogliamo ridurre, lui però vuole attuare la politica dei piccoli passi e scendere a 18, io dico invece che nel 1986 eravamo 16 e dobbiamo tornare ed essere 16. Stadio? Non posso fare la figura del pezzente in Europa. Quando il Manchester City o il Real Madrid vengono qui posso fare per loro una cena da sogno – ha affermato – ma è un po’ di fumo negli occhi e non basta. Siccome i soldi sono messi a disposizione dalla Regione – ha aggiunto – io sono andato da Vincenzo De Luca per dirgli “capiamo cosa fare perché non posso fare figura da pezzente in Europa”». De Laurentiis ha definito “inapplicabile” la legge sugli stadi: «L’ha fatta Nardella, che ora è sindaco di Firenze, e non porterà nessun stadio alla riqualificazione. Se dovessi fare uno stadio con quella legge mi rifiuterei.

Questo quanto evidenziato invece dalla nostra redazione: “Sarri? Potrebbe essere contenta la Camusso se fosse presidente del Consiglio (ride, n.d.r). Una cosa che mi offende è quando mi chiamano “il romano”. Mio nonno nel 1929 aprì un museo della pasta a Torre Annunziata. Ad un certo punto mio zio all’età di 18 anni scappò a Roma per fare l’attore, non era fotogenico e decise di essere dietro la macchina da presa. Mio padre si laureò qui, la famiglia De Laurentiis è emigrata fuori dalla Campania ma ciò non toglie che il nostro DNA non sia campano. Sarebbe stato illogico che mentre giravo a Los Angeles, sono venuto a comprare il Napoli, che non esisteva più. Mia moglie e mio figlio Luigi mi definirono pazzo. Sono arrivato trovando una città piegata su se stessa, non c’era più quell’entusiasmo tipico. Il sindaco faceva un bel discorso prima, ma lui è bravissimo a parlare, tanto è che è stato rieletto. Il problema non è il dibattito, io ho sempre detto che i sindaci non devono essere eletti dal popolo, perché il popolo non sa come si debba amministrare una città ma ci debba essere una commissione che scelga dei manager. Ogni città ha dei suoi problemi[…].

Sto cercando di rimettere a posto il San Paolo. Ma facciamo le Universiadi solo per la pista d’atletica? Io avrei fatto una struttura per l’atletica, il San Paolo è a cielo aperto. Il sindaco vuole riqualificare Scampia? Lo faceva lì, riportava l’attenzione del mondo lì. Chiamai Cantone, c’era un anno di ritardo, come è possibile spendere 270 milioni in pochi mesi. Con De Luca si è rimasti d’accordo che si organizzi un comitato nuovo per lo stadio, con me compreso. Ho chiesto il progetto al Comune, mai mandato, facciamo cani e gatti. Quali parole tenere dovrei avere? Lei lo sa che sono venuti a Dimaro due giorni? Abbiamo negoziato tutto, per passato e futuro, ci siamo fatti le foto e stretti la mano. Dopodiché ad un certo punto mi dicono che il consiglio comunale ha chiesto 400.000 in più. Lì ci siamo ribloccati. Un giorno loro chiedono al Coni, c’era Uva, prima che diventasse direttore generale della FIGC, chiesero quanto valeva l’affitto del San Paolo. Dissero una cifra tra 400 e 500mila l’anno, io ho dovuto pagare un milione e seicentomila euro. Va tutto bene, perché uno chiude gli occhi quando deve fare i bagni. Quando ho acquistato dal Real Madrid, le mogli dei calciatori sono venute da me per chiedere dove fare pipì. Dissi loro che questo è il San Paolo. Misi un po’ d’ordine, costruendo anche uno spazio giochi per i bambini. Pur di non avere rapporti con i burocrati farei di tutto. [… ] Per tre mesi sarò qui, in prima persona, per seguire ogni aspetto sui lavori al San Paolo. Aspetto risposte per 100 ettari per realizzare Casa Napoli, cercherò di costruire uno stadio che sarà un gioiello da 30mila posti non con seggiolini, vengo dal cinema e credo che si debba stare comodi. Ci saranno anche schermi alti 150 metri per la moviola, così ci divertiremo, e con un terreno di gioco che possa slittare verso l’esterno e far venir fuori una piattaforma per i concerti[…]. 

Juve? Hanno inventato le squadre B perché non si sa più dove mandare i giocatori che prendete dalle squadre sottoposte alla vostra autorità.  

Questo è il nono anno consecutivo in Europa, eravamo a fondo di una classifica in cui oggi siamo 13. E siamo tra le sei squadre al mondo che non hanno debiti con le banche”.

 

 

 

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