Da sogno a incubo, ma si applauda comunque

Ci si aspettava altro, ci si aspettava di raccontare, in queste poche righe, un epinicio. Nessun canto per la vittoria, oggi. Oggi è il cielo grigio di Firenze a fare da anteprima a un racconto triste, un racconto di sconfitta. Il Napoli si è arreso contro la sua volontà. Avrebbero voluto regalare un sogno ai tifosi, in una settimana da incorniciare per i risultati compiuti e per le speranze in arrivo. Ora, però, c’è da riflettere. Su ciò che è stato, sul cammino che s’è intrapreso e che oggi – solo metaforicamente – si continua. Restano tre partite. Da vincere, sì. Da godersi. Il Napoli resta una squadra compiuta, la missione si è frantumata sotto i colpi di una Fiorentina stoica. Ma nulla, del cammino compiuto, è da buttare. Un’annata lunga, stancate, asfissiante. Colpo dopo colpo dopo colpo. Il Napoli ha ribattuto, ha incassato quando c’era da incassare, è andato al tappeto. Si è rialzato, s’è rimesso a combattere. Come un buon pugile. Ha perso solo ai punti.

L’annata è clamorosa perché arrivare a 93 punti sarebbe leggendario. Senza lo Scudetto, però, vale zero. Zero. La sensazione di aver corso a vuoto, per poi ritrovarsi al punto di partenza. Capiamo le lacrime, oggi. Capiamo anche le accuse lanciate di pancia, capiamo le polemiche, i silenzi, le urla. S’applauda, però, una squadra che ha finito la benzina per raggiungere un obiettivo, e stremata ha continuato a lottare. A Firenze s’è afflosciata in pochi minuti, diversamente dalla battaglia vittoriosa di Torino.

È finita o forse no. Restano tre partite. Intanto, s’applauda. Si riempia lo stadio. Si battano le mani. Si canti. Poi, per i giudizi, si vedrà.

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