Com’è difficile dire che andrà tutto bene

“Nah, non è successo niente, possiamo ancora farcela”. Il partito dei ridimensionatori s’opporrà a quello dei disfattisti nei prossimi 7 giorni incandescenti. Meglio fare le valigie e andar via per un po’. Per schiarire le idee, evitare di rimuginare e far calmare acque torbide. Ma intanto qualche messaggio su whatsapp arriverà, qualche notifica Facebook riporterà in mente l’argomento. “Dai, non è finita, manca ancora tanto”. Sì, è vero. E noi vorremmo credergli, vorremmo avere in dote il loro inguaribile ottimismo. Ma proprio non ci riusciamo.

E no, non biasimiamo la fazione rivale, perché in questo momento sentirsi così è una logica conseguenza degli eventi. E hanno ragione anche quelli che pensano che, in fondo, il calcio l’abbia inventato il diavolo. Perdere così, al termine di una giornata infinitamente triste, è una pugnalata. No, non una qualsiasi, no. È la trentatreesima pugnalata di Bruto a Cesare, quella lama che si conficca lentamente mentre gli ultimi aliti di vita abbandonano il corpo. Il Napoli s’è spento sotto i colpi dei congiurati, di una Roma spietata e fortunata.

S’è spento perché s’è disunito, perché quando le cose vanno male dal primissimo minuto non resta che alzare gli occhi al cielo sconsolati, magari chiedere una mano lì, dove il corpo umano non può arrivare. Perde 2-4, il Napoli. Pesante, doloroso. Forse un passivo immeritato. Con la dea bendata a voltare completamente le spalle a Mertens e compagni. E non basta l’orgoglio di Insigne, l’unico a non abbassare la testa.

Under trova una carambola assurda, Alisson fa il fenomeno, Florenzi salva sulla linea. Senza sminuire una Roma gigantesca. E intanto il Napoli crolla, i tifosi si disperano. Il dolore si acuisce, si fa più fitto, fa ripensare a quel goal di Dybala che al 93′ ha portato la Juve a superare la Lazio. Oggi era tutto scritto. Qualcuno dirà: “Non è finita, è ancora lunga”. E avrà ragione. Ma vale quanto un “andrà tutto bene” in tempi di depressione. È maledettamente difficile crederci.  

Stasera va così, stasera lasciateci pensare al peggio.

Vittorio Perrone

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