I giovani alla prova del nove

Invecchieranno, sì. Cresceranno, sicuramente. Avranno una carriera ricca di soddisfazioni, probabilmente. Intanto, perché non godersi l’attimo? Sei giovane, in fondo. E ti godi l’attimo. E certo qualcuno ha profetizzato: come si fa a considerare giovane un 23enne nel frenetico calcio di oggi, quello che sforna 18enni da 45 milioni alla terza presenza?

Ma forse proprio la frenesia ci impone di andare controcorrente, di non bruciare i tempi. E quindi sì, chiamiamoli ancora giovani. Rog, Diawara, Zielinski. 22, 20 e 23 anni. E un futuro interamente da scrivere, con la casacca del Napoli o con altre indosso.

Intanto, stasera saranno titolari. A comporre il trittico in mediana oppure con l’avanzamento di Zielinski sulla linea degli attaccanti. Cambiando gli addendi, il risultato non cambia. Perché il polacco ha dimostrato di avere la stoffa per ricoprire entrambi i ruoli. E bene. A tratti benissimo, anche magnificamente. E la gara con la Lazio ne è la prova provata, forse la dimostrazione di un salto di qualità che tanti attendevano e attendono.

Da lui, ma anche dai suoi compagni. Che hanno dimostrato doti innate ma le hanno messe in scena soltanto a sprazzi. La discontinuità ha forse rallentato Diawara, idem per Zielinski, mentre a Rog è rimproverata la troppa foga che lo induce a commettere troppi falli.

A Sarri, invece, viene rimproverato lo scarso (o errato) utilizzo dei tre. Effettivamente Rog non pare integratissimo nel ruolo di ala, non sembra rendere quanto in mediana. Ma nelle rotazioni, i tre, sono effettivamente entrati. Diawara e Zielinski su tutti: rispettivamente 905′ e 1.524′ giocati tra campionato e coppe. Una rete per il guineano, ben sette per il polacco. Rog ha raccolto solo scampoli di partita: appena 483′ giocati. E una rete, alla seconda di campionato.

Il divario con i titolari è molto ampio: Allan ha racimolato 2.228′, Jorginho 2.147′, Hamsik addirittura 2.372′. 

Rog, Zielinski e Diawara, però, sono il futuro. Sì, perché sono giovani. Ma rappresentano certamente anche il presente, un patrimonio che il Napoli e Sarri dovranno allevare, coltivare e non rovinare. A partire da oggi, quando dovranno sfruttare la vetrina europea.

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