Il Mattino – Cannavaro ci crede: “Napoli, lo scudetto si può vincere anche con soli 14 giocatori”

In una lunga intervista concessa da Fabio Cannavaro al Mattino, l’ex capitano della Nazionale ha parlato della situazione critica del calcio italiano ma nelle sue parole c’è anche spazio per il Napoli e per la città. Eccone i passaggi salienti.

Per la sua Napoli, nell’anno nuovo, cosa si augura?
“Sono preoccupato. Purtroppo c’è un senso di abbandono in tutto. Ed è un peccato. Le strutture sportive sono carenti. Quando passo per l’Italsider, dove dalla Loggetta prendevo il bus 141 per andarmi ad allenare, mi chiedo come sia possibile che non sia stato fatto ancora nulla in tutti questi anni.

Ogni volta ho un colpo al cuore. Il centro Paradiso non esiste più e bisogna fare un progetto per ripristinare i tanti campi del centro cittadino che non ci sono più. Io mi chiedo? Vero, ci sono una miriade di scuole calcio, ma una volta finita la lezione di un’ora, dove vanno a giocare migliaia di ragazzini? Io lo facevo per strada ma ora non è più possibile”.

Vero che c’è la fila di giocatori che vorrebbero venire in Cina a giocare?
“Sì, mi hanno proposto di tutto e di più. Moltissimi della serie A. Solo Icardi mi ha detto di no perché all’Inter sta bene e voleva restare a Milano per il progetto che gli piace”.

Scusi, quindi anche Mertens sarebbe venuto?
“Lui si chiama Ciro sul serio, non è un soprannome,ed è nato solamente per caso in Belgio…”.

Koulibaly, in un forum al Mattino, ha spiegato che la cosa più importante per un difensore del Napoli è seguire il pallone. Per lei una specie di bestemmia?
“Io penso che il pallone da solo non va in porta. In area il difensore deve avere sempre un punto di riferimento. È vero che si gioca di reparto, ma io sono di quel concetto lì. Penso che bisogna sempre sentire l’avversario. Per me il difensore deve innanzitutto sapere difendere”.

Koulibaly è uno degli insostituibili di Sarri?
“Non è l’unico. Però penso che Koulibaly in difesa mantiene un reparto spesso da solo. È forte nella testa oltre che nel fisico”.

Con Sarri a Castel Volturno che vi siete detti?
“In generale gli ho spiegato quello che c’è adesso in Cina. Ho visto poco del suo allenamento, ma subito sono emerse le sue qualità migliori”.

Ovvero?
“La cura del particolare. Si capisce che è maniacale, che il Napoli è una squadra che prepara e fa attenzione ai dettagli e che non lascia nulla al caso”.

Fosse in Sarri sacrificherebbe l’Europa League per il campionato?
“Macché, il Napoli ha le caratteristiche per vincere tutto. Non penso che sia una squadra stanca, quello che è successo tra novembre e dicembre è stato solo un calo legato agli infortuni. La rosa è certamente un po’ corta ma perché due pedine fondamentali si sono infortunate. Se manca Ghoulam è ovvio che tutta la parte sinistra del campo ne risenta. E che ne risentano anche Insigne e Hamsik”.

A proposito di Marek: il record dei gol è tutto suo. Ha superato Maradona.
“Per carità, nessuno può mettersi a paragone con Diego. Hamsik è straordinario. Poi fare tutte quelle reti, per un centrocampista, non è cosa di poco conto. Credo che in Italia si siano visti pochi centrocampisti veramente forti come lui. Io penso a Nedved e Diego Fuser. Lui consente di avere una marcia in più perché quando un allenatore fa degli acquisti, pensa anche a chi oltre gli attaccanti dovrà segnare”.

Napoli e Juve sembrano in fuga. Ma restano in corsa anche Inter e Roma. Questo grande equilibrio da cosa verrà deciso?
“La differenza la fa sempre la voglia di vincere, che è quella che fa pendere l’ago della bilancia negli scontri diretti e nelle partite chiave”.

Bando alla scaramanzia, questo Napoli può vincerlo lo scudetto?
“Ha tutti i mezzi per arrivare fino in fondo:un grande allenatore, tanti campioni, un bel gioco, una eccellente organizzazione”.

La rosa non sembra, però, lunghissima.
“Il primo anno con Capello alla Juventus, nel 2004, eravamo in 14. Eppure alla fine il campionato lo vincemmo noi. La rosa corta non deve essere un alibi,perché è vero che Inter e Juve in termini di organico hanno molte più alternative, ma alla fine giocano quasi sempre gli stessi”.

 

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