Il Mattino – Zola: “Lo dico da tempo che il Napoli gioca il miglior calcio. 10 ad Insigne? Per me fu un onore indossare la maglia di Maradona”

Nell’edizione odierna de’ “Il Mattino” c’è un’intervista a Gianfranco Zola, uno dei più grandi talenti della storia del calcio italiano. Zola giocò a Napoli al fianco di Maradona dal 1889 al 1991.

Zola ha parlato in vista dello scontro di Champions di domani contro il Manchester City, ricordando il suo passato in Coppa dei Campioni:

La prima partita di Champions, anzi di Coppa dei Campioni come si chiamava allora, la giocai con la maglia del Napoli. Potervi partecipare è la gratificazione più alta per un calciatore, ovviamente dopo la Nazionale, che viene davanti a tutto nella scala dei valori.

L’ultima partita di Maradona in Coppa dei Campioni con la maglia del Napoli. Giocammo sul campo dello Spartak Mosca sotto la neve, a un certo punto in campo non riuscivi più a vedere. Conoscevamo benissimo la sua situazione. A distanza di anni, faccio una riflessione esclusivamente calcistica: se Diego avesse giocato dall’inizio, forse sarebbe andata diversamente. Ma è passato tanto di quel tempo…

Quello che sostiene Guardiola a proposito del Napoli io da tempo lo dico in Inghilterra a coloro che mi chiedono degli azzurri: dallo scorso anno questa è la squadra che gioca in assoluto il migliore calcio. Merita tutti i punti che ha, li ha conquistati con il sacrificio e il gioco che è molto efficace, non solo bello da vedere.

Ho studiato a fondo il gioco del Napoli. Mi piacciono le squadre che propongono un calcio piacevole e questo gli uomini di Sarri riescono a farlo perché hanno una grande capacità di uscire e di fare il massimo nella gestione del pallone,in qualsiasi situazione si trovino. Osservateli: non buttano mai via la palla e hanno una capacità unica di muoverla in spazi stretti. Sanno controllare la partita con fraseggi corti, sono bravissimi ad attaccare gli spazi. Le cifre sono significative: 12 gol in casa e 14 in trasferta, numeri che dimostrano la grande forza del Napoli, l’autorevolezza con cui gioca anche lontano dal San Paolo. Per gli avversari è complicato affrontare una squadra così.

Scudetto? Mi auguro che sia l’anno giusto. Per il Napoli ed anche per il campionato, perché negli ultimi anni c’è stato un assoluto dominio della Juve. Ecco, la vittoria del Napoli sarebbe una boccata d’ossigeno per il campionato, oltre che un premio per il lavoro della squadra e la passione della città.

Sono contento per Lorenzo, cresciuto notevolmente in questi anni. Ha saputo conquistare lo status di grande calciatore attraverso il lavoro, il gioco, i risultati, i gol importanti, come quello a Roma: tutto questo gli ha conferito autorità. La regola vale come ieri: un grande campione non nasce da un giorno all’altro, si costruisce nel tempo ed Insigne si è conquistato tutto meritatamente in un contesto che lo valorizza.

La 10 ad Insigne? Parlo della mia esperienza personale. Il Chelsea volle ritirare la 25, il numero della mia maglia. Un grande gesto di attenzione, però io sarei contento se il club volesse riassegnarla e lo dico sulla base dell’esperienza che feci a Napoli quando indossai la 10 di Maradona. Fu un onore ed una responsabilità, però mi diede tanto sotto l’aspetto energetico. Uno stimolo in più. Potrebbe avere lo stesso effetto su Insigne, però io non sono Diego, non tocca a me decidere. Maradona ha fatto qualcosa per la città e la squadra, e ovviamente anche per il sottoscritto, da meritare eterna riconoscenza.

Mertens è un 9 che indossa la 14 e sta facendo il “nove” con ottimi risultati. Mi piace il suo modo di interpretare il ruolo di centravanti. L’ho fatto anche io nel Cagliari, quando avevo ai lati Esposito e Suazo. Mertens è un punto di forza di questo grande Napoli, perché non è facile per un avversario adattarsi a quel particolare tipo di prima punta: il difensore ha bisogno di un punto di riferimento e, se di fronte hai il belga, questo punto di riferimento non c’è. Sarri ha avuto un’idea geniale, però questo ragazzo ci sta mettendo tanto del suo.

Mi piace tanto il calcio di Sarri, con fraseggi corti e palla di prima. È simile a quello che facevamo noi a Napoli con Diego e Careca. La palla viaggiava ad una velocità incredibile. Da allenatore ho cercato di proporre questo gioco semplice ed efficace.

Sarri come Sacchi? Ho avuto Sacchi come tecnico, non Sarri, il parere quindi può non essere attendibile. Osservando il gioco di Sarri, si intuisce che lavora con grande meticolosità ed è questo certamente un punto di contatto.

Gestire Champions e Campionato senza pagare dazio? È questo il nocciolo della questione. Non è una gestione semplice. La Champions toglie tanto a una squadra sotto l’aspetto delle energie e puoi avere problemi se non sei abituato a gestire le risorse. Questa è la chiave della stagione del Napoli. La Juve ha il vantaggio della rosa più ampia, ad esempio.

Juve in crisi? Si vedono i numeri, però bisogna leggere anche le circostanze e analizzare le partite. Se la Juve avesse segnato i due rigori, si sarebbe trovata con tre punti in più. Ma si consideri soprattutto che il Napoli, con le otto vittorie in otto giornate, sta facendo qualcosa di straordinario. Non credo a una Juve in crisi, piuttosto ritengo che sia cresciuto il valore delle altre squadre.

Guardiola contro Sarri? Si affronteranno due squadre che hanno un’identità definita, con punti di contatto e anche differenze tra un sistema e l’altro: Pep cerca di sfruttare di più il gioco in ampiezza, Maurizio gioca sul breve. Il punto di contatto è il grande lavoro che fanno sull’espressione del gioco. Sarà una gara bellissima. Il City ha un grande spessore tecnico ed è cresciuto in questa stagione,ma il risultato non è scontato perché dalla parte del Napoli ci sono ottimi giocatori, il lavoro e l’abnegazione. Il City parte con un leggero vantaggio, però fossi in Guardiola starei attento.

Il campionato inglese è il migliore in assoluto e non mi riferisco soltanto alla qualità, al numero dei fuoriclasse che militano in Premier: c’è una velocità di gioco diversa rispetto a tutti gli altri tornei europei. L’Italia sta crescendo tanto sul piano del gioco, comunque. Per anni è stata prestata attenzione al risultato e non al modo attraverso cui ottenerlo e questo ha tolto qualità. Ora ci sono realtà come il Napoli che seguono una differente strada, arrivando ad ottimi risultati. Il ragionamento è questo: se non hai la possibilità di portare in un campionato i migliori stranieri bisogna far crescere la qualità del tuo gioco“.

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