Rush finale e rinnovi spinosi. L’ennesimo esame per Maurizio Sarri

Una stagione da giocare, vivere fino all’ultimo respiro. La Champions un sogno, dal quale ridestarsi sotto i colpi impietosi della contraerea madridista, due stacchi imperiosi di Sergio Ramos. Un risveglio brusco, come sempre quando a interrompersi è un sogno dolcissimo, ma che non ha lasciato strascichi.

Appunti vissuti, esperienza ben scandita sulla propria pelle. Lezioni per il futuro. Il resto, invece, è vita vera. Competizione, obiettivi tangibili, da accarezzare e afferrare con veemenza. Campionato e Coppa Italia, secondo posto e una semifinale da ribaltare, una rincorsa a perdifiato in entrambi i casi. La necessità di invertire l’inerzia del tavolo da gioco con una mano vincente. Non un compito semplice, beninteso, ma da ricercare raschiando ogni possibile risorsa in due mesi al cardiopalma.

Tutto nuovo per Maurizio Sarri, l’anno scorso lepre e non inseguitore nella marcia verso la seconda piazza Champions. Mai in corsa su due fronti ad aprile, l’anno scorso alle Idi di marzo era solo e soltanto campionato, con Europa League e Coppa Italia sfumate sotto i colpi di Pena e Jovetic. Ora, un nuovo step nella sua esperienza in riva al Golfo. Esami di maturità, di quelli che si presentano insidiosi a 58 anni. E lui, Sarri, è sempre pronto a metterci la faccia. In prima linea, senza mai tirarsi indietro.

Due mesi da vivere, indossando anche casco e uniforme da pompiere. Perché non tutto, diciamolo, in casa Napoli vira per il verso giusto, soprattutto se le spine nella rosa azzurra nascono proprio dai due petali dal profumo più intenso. I due trascinatori indiscussi del gruppo, pretoriani tutto istinto, fantasia, classe scintillante. Mertens e Insigne, trenototto reti e ventuno assist in due, giusto per chiarire apporto e peso specifico. Entrambi invischiati nella querelle rinnovo, casi diversi, sostanza fin troppo simile. Dalla rivalità – meramente professionale – alla simbiosi che sbalordisce, gara dopo dopo gara, tratteggiando un mix esplosivo sulla trequarti avversaria. Destini sempre intrecciati. Una costante nella loro esperienza partenopea. Accordi, ad ora, ancora distanti. Tra segnali ben esplicitati (LEGGI QUI) o taciti. La professionalità di entrambi mai in discussione, ma a livelli così alti la psicologia, anche quella, può fare la differenza.

E così ecco Sarri, un po’ pompiere, un po’ psicologo, nel dopo gara di Empoli: “Se un giocatore e un procuratore hanno altre idee, l’allenatore non può fare molto. Sono casi che deve risolvere la società, se lo farà con maggiore facilità avremo meno problemi. Non essere sicuri di rimanere può far venire meno lo spirito di appartenenza al progetto ma non credo che sia una cosa che riguardi questi ragazzi”.

Senso preciso, guai ad alimentarne il dubbio. Ma la puntualizzazione resta doverosa. Un lavoro d’equipe che sbrogli la matassa e che garantisca serenità, totale. Questo il segnale lanciato dal tecnico azzurro. Perché nulla, in questo rush finale, può essere sottovalutato.

Edoardo Brancaccio

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