La sottile linea fra Stadio e Teatro. Caro ADL, ecco perché il San Paolo non potrà mai essere un ‘circolo del tennis’

Le interviste del presidente Aurelio De Laurentiis difficilmente risultano banali, sopratutto quando sente il calore dei tifosi.

Ed è stato così anche questa volta, alla vigilia dello storico match del Bernabeu, dove all’aeroporto di Capodichino sono accorsi molti tifosi pronti a caricare la squadra prima del volo per Madrid. Il presidente è tornato sulla sfida contro i Blancos e non solo, ricevendo un calorosissimo “grazie presidente” da parte dei supporters lì presenti, alla quale ha risposto con enorme entusiasmo.

Si è parlato anche di stadio, e il presidente ADL non ha mancato di esprimere la solita ambiziosa idea: “Che ne dite di uno stadio di 20mila posti? Uno stadio come un teatro, con poltrone di pelle umana come Fantozzi (ride, ndr). Non sono pochi, sarebbe un vero e proprio club. Come quando ti iscrivi ad un circolo del tennis, vogliono sapere che fai e chi sei. Di questo ventimila possiamo prenderne cinquemila e riservarli ai meno abbienti che hanno studiato o che sono iscritti all’università“.

Dichiarazioni direttamente successive a quelle sulla virtualizzazione degli stadi (di cui la nostra redazione ha parlato qui), che risalgono esattamente a una settimana fa.

Perchè ridurre i posti allo stadio?

Il presidente crede molto nello “stadio virtuale”. È risaputo che ADL ritiene le pay tv vantaggiose e remunerative, sostenendo che “oramai attraverso la tecnologia lo stadio si sia virtualizzato“.

Introiti importanti, possibilità di esportare il brand Napoli in posti meno mediterranei, una migliore gestione del proprio “club”. Perché è questo il modello che ADL userebbe per il nuovo stadio, quello del teatro, o ancor meglio del club.
Minor numero di iscritti (20.000 sono davvero pochi per uno stadio del genere, ndr) significa maggior controllo, significa poter sapere sempre i propri “soci” cosa stanno facendo e dove.

Poi c’è il discorso riguardante il calo del reddito del cittadino medio italiano. Andare allo stadio risulta sempre più costoso, al contrario dei pacchetti televisivi che diventano sempre più convenienti. Ecco quindi il ragionamento di ADL: visto che in pochi possono permetterselo, facciamo pochi posti, belli, nuovi e all’avanguardia in modo da venderli a chi può permettersi di pagare cifre alte.

Dubbi sul circolo da tennis Napoli

Le dichiarazioni del presidente avranno fatto storcere il naso a molti dei tifosi napoletani, che non apprezzerebbero di certo veder diventare il San Paolo (teatro di mille battaglie, in cui è nato il mito di Diego che ha cambiato un po’ la città intera, palcoscenico su cui ha anche suonato Pino Daniele, altro compianto simbolo della città) un club riservato ed esclusivo.
Aurelio De Laurentiis ha esposto un concetto semplice ed inattaccabile, da vero imprenditore qual’è, a cui bisogna riconoscere la validità.
Ragionando su un piano prettamente economico, uno stadio più riservato farebbe davvero bene alla società. Ma il presidente ha bisogno di ricordare dove si trova.

Non è un presidente qualsiasi, ma della squadra col pubblico più innamorato al mondo. Così innamorato da diventare spesso cieco.
Come spiegherà ai tifosi poco abbienti che non potranno portare i figli allo stadio?  Conoscendoli, certi tifosi si sentirebbero come se non fossero stati invitati al matrimonio del loro unico figlio.

Si dice che il calcio sia la valvola di sfogo per i sacrifici fatti durante l’arco della settimana. Se è così, il Napoli per i napoletani oltre ad essere la valvola di sfogo, è anche il sacrificio stesso. Ed una tifoseria così innamorata, non potrà mai essere messa alla porta.

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