La forza del Sarrismo, il trionfo della semplicità. Ce l’hai fatta, Maurizio

IL SARRISMO / Se lo sarebbe mai aspettato Maurizio Sarri che un giorno avrebbe messo piede al Santiago Bernabeu? Probabilmente no. La sua fàbrica de los suenos era ogni singolo campo di periferia. Nel 2011, Sorrento, per essere precisi. Il Sarrismo era agli albori: è esploso solo in tempi recenti. Per fortuna.

DA SORRENTO A MADRID, L’ASCESA DI MAURIZIO E LA VITTORIA DEL SARRISMO

“Il Sorrento calcio comunica che è stato interrotto il rapporto tecnico con l’allenatore Maurizio Sarri ed il suo secondo Francesco Calzona. La società ringrazia mister Sarri per l’impegno ed il lavoro profuso, augurandogli le migliori fortune professionali”. Con questa nota, il 13 dicembre 2011, il Sorrento salutava Maurizio Sarri, esonerato dopo una sconfitta contro la Pro Vercelli. Cinque anni dopo lo scenario è completamente cambiato: Sarri allena il Napoli, dopo gli ottimi risultati di Empoli. Ha sfiorato uno scudetto, ha battuto ogni record possibile ed è andato in Champions League passando il girone B da primo in classifica. A febbraio, questa volta è realtà, metterà piede nel tempio del calcio per eccellenza: il Santiago Bernabeu.

“Ho la faccia tosta e la presunzione di voler vivere altre serate come questa” – diceva soddisfatto dopo la vittoria di Lisbona. È stato accontentato: il quindici e il sette marzo prossimi ne vivrà due ancora più elettrizzanti. È la vittoria del Sarrismo, non più mera ideologia ma modo di essere, nuova mania tra il pubblico napoletano.

IL SARRISMO, IL BELLO ESTETICO APPLICATO AL CALCIO

Sarri, nel calcio moderno, è l’anti-eroe: niente giacca e cravatta, solo tuta, perché il calcio è un gioco. Niente politcally correct, si dice quel che si pensa. Niente di tangibile ma astratto, solo idee applicate al gioco. Ecco, il calcio di Sarri è idea. L’allenatore rivelazione in Europa, in assoluto, è lui: proprio perché ha saputo imporsi con semplicità e con la sola forza delle idee. Senza grandi costi, trasformando in oro quel che ha. Insegnando con semplicità, imponendosi come maestro: sapendo ripetersi, peraltro, cosa non da tutti e in cui pochi sono riusciti. Il bello estetico applicabile al calcio, nel Vecchio Continente, era appannaggio di pochi. Era il tratto distintivo del grande Barcellona di Guardiola. Oggi, in Europa, il Napoli  ha poco da invidiare ai grandi club. Forse proprio nulla. È la più bella vittoria di un uomo che, con semplicità, ha saputo imporsi. E che non passa mai di moda. O tutto o niente. Forse non vincerà mai quanto meriterebbe e quanto meriterebbero le sue idee ma il senso del piacere, il senso di appagamento del Sarrismo lasciano, quantomeno, ben sperare. Ce l’hai fatta Maurizio. Chapeau.

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