Napoli in debito d’ossigeno e un tour de force in arrivo: i “nuovi” ed altri rimedi per riprendere la rotta

“Adda passà ‘a nuttata”. O ancora: “Cchiù nera d”a mezanotte nun po’ venì”. Il vocabolario partenopeo è ricco di frasi pronte all’uso. Descrivono momenti, occasioni, attimi di vita vissuta e da vivere. Positivi e – talvolta – negativi. Come nel caso sopracitato, quello d’un Napoli che sta sperimentando il periodo più buio del proprio inizio stagionale. Cerca un’alba, questo gruppo, uno sprazzo di luce che possa far tornare la nave sulla rotta giusta, quella intrapresa fino alla tappa a Bergamo.

REGIA IN DIFFICOLTÀ – Non è un buon periodo ed è inutile nasconderlo dietro alibi. Ingiusto, al tempo stesso, rinnegare quanto di buono fatto. Epperò bisogna pur trovare qualche motivazione, perché i tifosi sono famelici e hanno bisogno di sentire le ragioni della squadra. Le ragioni di un gruppo che ha arrancato malgrado la sosta, due settimane servite ai non-nazionali per tirare il fiato. Quasi non si direbbe, visto che le principali fatiche sono arrivate proprio da loro. Jorginho, ad esempio, rimasto a Castel Volturno per disinteresse di Ventura, è stato surclassato dai dirimpettai della Roma in ogni frangente della partita. Colpa di una stanchezza latente, manifestata e palesatasi già a Bergamo. Le ha giocate tutte finora, Jorge, che pure avrà bisogno di sedersi in panchina. L’ha fatto solo nelle due occasioni in cui è stato Hamsik a prenderne il posto come maestro d’orchestra. Ci sarebbe Diawara, che però ancora deve manifestarsi. E ci sarebbe, poi, Rog, per prendere il posto di un ragazzo con la fascia di capitano che, di fiato, non ne ha più. Ha lasciato il campo stremato e si è toccato subito la coscia dolorante.

DEBITO D’OSSIGENO – Bisogna anche considerare che, magari, un esordio oggi non avrebbe fatto la differenza. Rimuginare, in fondo, non è un’arte produttiva né tanto meno ragionevole. Più che altro si potrebbe lanciare un monito per il futuro. Perché Hamsik e Jorginho non sono gli unici sulle gambe: Insigne è andato presto in debito d’ossigeno, Maksimovic ha terminato la gara con i crampi, Hysaj non ha mai retto il passo di Perotti. E lo stesso dicasi di Callejòn. Non sono segnali incoraggianti, bisogna ammetterlo. Anche perché mercoledì c’è il Besiktas ed è già decisiva per mettere in ghiaccio (o quasi) l’accesso agli ottavi. Sarebbe un metodo perfetto e infallibile per rivedere un po’ di sorrisi e lo sprazzo di luce preannunciato in apertura. Il 29, poi, c’è la Juventus: inutile anche solo spendere una riga per annunciare questa partita. Le motivazioni si trovano da sole. E il 1 novembre, Ognissanti, guarda caso, ancora il Besiktas. Ahia. NAPOLI, ROMA NELLA FOTO: JORGINHO, INSIGNE FOTO MOSCA-AG.LIVERANI

RIMEDI – Superfluo (o forse no) dire che la gestione del turnover dovrà essere, per causa di forza maggiore, ancora più ponderata e frequente: c’è Rog, c’è Diawara, c’è Giaccherini e volendo anche Tonelli. Quattro elementi da dosare e testare nel corso delle partite, anche – con il massimo rispetto – contro le piccole: Crotone (23 ottobre) ed Empoli (26), il ballo dei debuttanti per questi ragazzi attesi da tanto. Quei giovani che “ci faranno bestemmiare per sei mesi, ma che si potranno rivelare una risorsa importante”. Sarri dixit. Eccolo, il rimedio per evitare fiatoni sparsi per il campo. Rimuginare è inutile, ma da qui a novembre il tempo per sperimentare, innovare e – anche – imparare, abbonda.

Vittorio Perrone
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