Poca brillantezza, tanti errori. Travolto dal ritmo degli orobici, il peggiore in campo per SpazioNapoli è…

La legge del contrappasso ai tempi della Champions. Leoni agguerriti, salvo l’appannamento finale, che dilaniano le carni del Benfica mercoledì nella notte magica del San Paolo, irriconoscibili all’Atleti Azzurri d’Italia. La prima sconfitta stagionale per gli uomini di Maurizio Sarri arriva, meritatissima, sotto il ritmo di un’Atalanta messa perfettamente in campo da Giampiero Gasperini. Densità e tempi di gioco da togliere il respiro nei primi 45′ di gioco, difesa ordinata – senza poi patire le pene dell’Inferno – nella ripresa. Scacco a Sarri e Napoli in panne. Appunto irriconoscibile.

Difficoltà che vengono al pettine, subito, al cospetto della verve degli avanti avversari. Gomez sguscia via tra le gambe di Hysaj fino a confezionare il cross insidioso da cui nasce il goal partita. L’esterno di Scutari non riuscirà più a riprendere in mano le redini della sua gara. L’affanno sulle proiezioni dell’ex Catania e Metalist è una costante, e in avanti la sinfonia non cambia dove pecca troppo spesso di imprecisione. Non va meglio, anzi, a Faouzi Ghoulam, irresistibile stantuffo contro i lusitani solo 4 giorni orsono, un’ombra quest’oggi. Impalpabile in entrambe le fasi, evanescente in fase di costruzione, c’è anche il suo timbro – con un assist involontario – sul guizzo di Petagna. Giornata da incubo fotografato nell’errore di Koulibaly, tempi e posizione errati sul cross di Gomez regalando una corsia d’eccezione per il movimento del centravanti scuola Milan.

Lo zero nella casella dei goal fatti è figlia di un attacco stranamente asfittico, raramente sostenuto dalla mediana – dato inequivocabile – ma che non è mai riuscito a tratteggiare la pennellata giusta, la giocata in grado di far saltare il banco, sollevare gli animi e così una gara complessa. In tal senso, in negativo, emerge la prestazione di Lorenzo Insigne. Qualche giocata sul velluto, da applausi, ma mai nel vivo del gioco. Quasi un corpo estraneo alla ricerca di una posizione mai trovata in oltre ottanta minuti a disposizione. E il passo, neanche quello, di chi non deve guadagnare con forza, spirito e rendimento i galloni della primissima scelta. Persino indolente.

jorginho

Molti dei patemi azzurri nella prima battuta d’arresto stagionale nascono, però, da una mediana in perenne difficoltà. Il ritmo della mediana di Gasperini è un colpo di piccone, spietato e alla fine letale. Tanti, troppi palloni persi in maniera ingenua, con giocate banali – ma è un problema che ha riguardato l’intero collettivo partenopeo – il motore dell’undici azzurro è apparso perennemente in panne, difficilmente in grado di riproporre lo spartito che ha fatto innamorare l’Italia e l’Europa del gioco, dell’idea di calcio messa in campo dal Napoli. Tra i tre, Jorginho è franato prima di tutti. L’italo-brasiliano di Imbituba è il peggiore in campo. Che la brillantezza non fosse quella dei tempi migliori lo si era notato, palesemente, anche nel finale della gara contro i lusitani. A Bergamo però affonda, annaspa senza riuscire mai a trovare le giuste contromisure ed affrontare, al meglio, la propria gara. Che si conclude dopo il 70′, persino in maniera tardiva.  Travolto in fase di filtro, confusione totale quando c’è – come da copione – dettare tempi di gioco e garantire respiro alla manovra. Si limita al compitino, nient’altro. E spesso anche nelle giocate elementari incappa in qualche errore superficiale.  Cominciare a dare campo e minuti ai nuovi a breve giro, forse, non appare più una bestemmia. L’apprendistato prima o poi deve trovare il proprio epilogo.

 

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