I due volti di José

Lungo quella fascia, dal primo al novantesimo, mai a corto di fiato. José Maria Callejon, fino in fondo, senza mai risparmiarsi, neanche un attimo sulle ginocchia. Eresia. Tutto, sempre, mai mollare. Un imperativo per il classe ’87 di Motril, sapienza tattica fuori dal comune. Saper stare in campo, ecco. Da protagonista. Così come quel passo da podista consumato, atleta vero, impeccabile, essenziale nei suoi modi di fare. L’ideale per ogni tecnico, per qualsiasi coach si approcci al calcio moderno. Uno come Calleti è oro puro, da tenere stretto, custodire gelosamente, lontano dagli occhi avidi di chi potrebbe apprezzarne le gesta più del dovuto.

callejon

Imprescindibile. Tutto chiaro al patron Aurelio De Laurentiis, rinnovo blindato – 3 mln netti – fino all’estate del 2020Sibillino per Maurizio Sarri, che dell’ex Real non si priverebbe mai, non c’è tortura che tenga. Rosa più ampia, coperta finalmente non più corta. Tanti cambi, tutti possono ruotare. Lui? Un po’ meno. Come privarsene. Sempre presente in questo primo scorcio di stagione, 3389′ giocati nell’annata d’esordio per il tecnico ex Empoli alle pendici del Vesuvio. E con Benitez? Il tecnico spagnolo fu chiaro all’arrivo del numero 7: “Può segnare 15/20 goal”. Furono 20 a fine stagione, 19 l’anno successivo; 8232′ in campo con l’attuale tecnico del Newcastle. Un’enormità. Quarantanove squilli in azzurro, ma è solo una faccia della medaglia. Uno dei due volti di José. Inimitabile. E l’amore di ogni tecnico è un attimo. Pretoriano fidato di Benitez. Intoccabile, inamovibile per Sarri.

Due volti. Un Giano bifronte, vero, ma sui generis. Due sguardi ugualmente abbaglianti. Cinico sotto rete, movimenti, tempi d’inserimento giusti. Capacità di muoversi tra le linee fuori dal comune. Freddezza ed una capacità di calcio invidiabile. Ma che dire di quando macina chilometri in senso inverso, chilometri supportando l’esterno. Un terzino aggiunto, raddoppi impeccabili, diagonali da antologia, moto perpetuo sull’out destro con uguale costrutto, rendimento identico. Che si tratti di attaccare la profondità e trovare il varco giusto o spendersi in fase di non possesso, fino all’area di rigore a supporto dei compagni la differenza è infima, inesistente. Cinico. Spietato, contro Milan e Palermo, due doppiette, capocannoniere della Serie A. Di conforto, un abbraccio lungo novanta minuti, all’Olimpico di Kiev. Prestazione ordinata, sicura, limando le incertezze di Hysaj e gli affanni di Allan.

Quattro gare, 339′ su 360Quattro reti ed un assist, tanto per tenere il conto. Specchio perfetto di cosa rappresenti il pupillo di Mou ai tempi del Madrid. L’hermano di tante, innumerevoli, battaglie ha cambiato rotta. Direzione Torino, auspicio di trionfi più o meno sicuri. Lui resta, qui. Grinta, classe, caparbietà. E intelligenza, unica, immensa. Essere Josè Callejon, o lo sei o non lo sei. Due volti, un unico giocatore, su e giù su quella fascia. Senza mai mollare.

Edoardo Brancaccio

 

 

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